Caro Srila Prabhupada,

Migliaia di rispetti a te!

Tu eri un sadhu locale, un semplice residente di Vrindavana, che viveva umilmente nelle sue semplici ma tranquille stanze al Tempio di Radha Damodara. Poi hai viaggiato fino al Lower East Side e hai vissuto accanto ai barboni della Bowery. Le persone erano scioccate dal fatto che ti fossi trasferito nei bassifondi di New York, ma in quell’ambiente alieno eri completamente sereno. Vivevi sempre con Krishna, vivevi con l’ordine del tuo Guru, e quindi ovunque tu fossi, li era la tua casa. Chi può capire la tua coscienza?

Eri un manager intelligente, pratico e coraggioso, eri sempre un passo avanti ed eri acuto come un rasoio. “Sono un ragazzo di Calcutta”, dicevi ai tuoi discepoli, “nessuno può imbrogliarmi!” Eppure eri contemporaneamente completamente santo, generoso e gentile, ravvivavi la scintilla senza ulteriori motivi e con compassione facevi uscire fuori il meglio degli altri. Eri disposto ad andare oltre oltre il senso del dovere, indipendentemente dagli errori, dalla debolezza o dalle cadute dei tuoi discepoli. Chi può capire il tuo cuore?

Hai definito senza batter ciglio i ricchi industriali “ladri”, gli scienziati eruditi “mascalzoni” e i politici confusi “demoniaci”. Le tue parole erano più dure di un fulmine. Eppure incarnavi una profonda umiltà, hai offerto tutto il merito al tuo guru e hai versato lacrime di gratitudine nel ringraziare i tuoi discepoli per i loro sinceri sforzi nell’aiutarti. Senza dubbio, eri più tenero di una rosa. Chi può capire la tua personalità?

Hai vissuto una vita così pubblica: migliaia di conferenze, ore di riunioni, continue interviste e conversazioni infinite. Sei stato seguito, registrato e filmato per la maggior parte delle ore della giornata. Sotto i riflettori abbaglianti, ma sempre completamente immacolato. Eppure la tua vita interiore era profonda oltre ogni comprensione. Nella solitudine delle ore mattutine ti immergevi nelle Scritture e ti avvalevi della santa associazione dei nostri predecessori, e ti assorbivi così profondamente nei santi nomi di Krishna. Eri in costante comunione con Dio. Chi può capire la tua devozione?

Eri serio, casto e intransigente. Non hai mai mancato di diffondere la verità assoluta, mostravi ripetutamente la fantasmagoria della materia. Eppure allo stesso tempo sapevi ridere, con un senso dell’umorismo che apprezzava le scene comiche di Charlie Chaplain e le divertenti storie di Birbal. Pieno di gioia, hai mostrato come praticare la vita spirituale con il sorriso. Chi può capire la tua brillante personalità?

L’elenco potrebbe continuare … per sempre. L’elenco si ferma qui, ma la mia mente sta ancora pensando alle paradossali sfaccettature della tua straordinaria personalità.

Dove c’è servizio sostanziale, sacrificio, serietà e sincerità … è lì che ti incontriamo. Il maestro spirituale vive per sempre  nelle sue istruzioni e chi lo segue vive con lui. Sto pregando per il giorno in cui ti servirò con tutto il cuore senza esitazione o resistenza. Senza remore. Allora avrò la ferma convinzione che mi chiamerai e ti vedrò … faccia a faccia; la perfezione della vita. Quando oh… quando.

Per favore non abbandonarmi

Sutapa das

(dal blog di Sutapa das)