Guardo casualmente un messaggio sullo smart phone, c’è un bhajan al tempio stasera, e non so veramente bene il perché ma decido che andrò a sentirlo. Poi vengono dei ricordi, 1981 a Londra, al centro Yoga di Cheapstow Villas Road 51 quel giorno era venuto uno yogi inglese che viveva in India; quel suo canto all’harmonium e una melodia indescrivibile e molto potente che dopo quarant’anni ricordo ancora.

Sempre a Londra in battello sul Tamigi nella tarda primavera lontano lontano abbiamo sentito un leggerissimo tintinnio e delle parole magiche che fluttuavano nell’aria….

Hare Krishna… Hare Krishna… Krishna Krishna… Hare Hare….

1984, al tempio di Gallarate un devoto mi consiglia di ascoltare una cassetta (cosi si chiamavano allora), Le Meravigliose Avventure del Bambino più Bello del Mondo. Lo trovo bellissimo, il Maha mantra cantato da un coro di bambini e le altre canzoni…….e che canzoni! Ma va bene chiamarle semplicemente canzoni?

“Migliaia di giochi c’insegna a giocare…

migliaia di giochi c’insegna a giocare….

qui a Vrindavan….. l’atmosfera è speciale….”

 

“Ascoltate la bella storia del bambino che ci da ogni cosa

Krishna bambino che… che ci da ogni cosa…

se vuoi stare con Lui devi solo cantare…

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare

di notte e di giorno devi solo cantare…

Hare Krishna Hare Krishna

Krishna Krishna Hare Hare

Hare Ram Hare Ram…

Ram Ram Hare Hare

 

Sento e risento questa bellissima canzone e continuo a sentirla, la canto e la penso ed entra dentro di me.

Poi torna in mente My Sweet Lord, una delle più belle canzoni che abbia mai sentito e il Govinda di Yamuna devi; lo sentiamo ogni giorno ma ogni giorno è sempre nuova, non stanca mai.

Torno in me, sono le 2 del pomeriggio e sento una video conferenza; il tema è diventare dei servitori di Krishna, ed è molto interessante, ma sotto la mia casa il vicino sta sentendo della musica, la musica si sente sommessamente e mi distrae un po, poi mi accorgo di conoscerla molto bene, è Dark Side of The Moon dei Pink Floyd che dall’inizio degli anni 70 ho ascoltato centinaia di volte, ed è l’unica musica moderna che vorrei riascoltare e che mi ha fatto capire qualcosa di importante sulla vita. Così mi trovo in una situazione paradossale dove un orecchio ascolta la conferenza e l’altro ascolta i Pink Floyd, ma poi riesco, anche se un po’ a fatica, a sintonizzare entrambi gli strumenti, le casse, sul tema della conferenza. E mi domando della ragione, del perché proprio oggi, dopo anni, ho risentito i Pink Floyd.

Passano alcune ore e ritorno a pensare a Dark Side of the Moon, mi ricordo che da ragazzo mi era piaciuto così tanto che ne avevo tradotto i testi e avevo capito che ci doveva essere un messaggio speciale in quelle parole, parole che ancora in modo sommesso mi avevano comunque portato ad avvicinarmi alla spiritualità.

The Dark side of the moon infatti ci parla del tempo e della morte, e di come sprechiamo la vita, e dell’angoscia che ne deriva, ma ecco la soluzione che ci suggerisce l’ultima parte di Time, uno dei brani dell’album,

 

Lontano, oltre i campi

Il rintocco della campana di ferro

ricorda ai fedeli di  inginocchiarsi

per sentire le magiche formule sommessamente sussurrate

ecco il testo completo di Time:

Scorrono via i momenti di un giornata noiosa

Sprechi le ore girovagando per le strade della tua città

aspettando che qualcuno o qualcosa che ti indichi la via

 

Stanco di stare alla luce del sole, ti ritrovi a casa a guardare la pioggia

Tu sei giovane, la vita è lunga e oggi c’è ancora tempo da buttare via…

Ma poi un giorno scopri che sono passati dieci anni

Nessuno ti aveva detto quando cominciare a correre, non hai sentito la pistola dello starter.

 

E corri e corri per raggiungere il sole ma ora sta tramontando

Per poi sorgere di nuovo dietro di te.

Il sole è relativamente lo stesso, ma tu sei più vecchio

i tuoi respiri sono più corti e sei di un giorno più vicino alla morte

 

Ogni anno sta diventando sempre più breve, sembri non trovare mai il tempo,

progetti che si risolvono in nulla o in una mezza pagina di righe scarabocchiate

Aspettare con quieta disperazione è come fanno gli inglesi

Il tempo è finito, la canzone è terminata, anche se avrei altre cose da dire…

 

Casa, finalmente a casa

mi piace essere qui quando posso

quando vengo a casa, infreddolito e stanco

mi piace riscaldare le mie ossa accanto al fuoco

 

Lontano, oltre i campi

Il rintocco della campana di ferro

ricorda ai fedeli di inginocchiarsi

per sentire le magiche formule

sommessamente sussurrate

  

Vado al tempio e mi siedo ad ascoltare. Ma non è un canto come tutti gli altri, c’è qualcosa… continuo ad ascoltare ma un canto così sono anni che non lo sento…é bellissimo, forte e sicuro, ritmato ma comunque dolcissimo e melodioso. Rimango attonito e quasi spaventato, ma chi sono le persone che cantano? Io parlo con loro con familiarità come se fossero delle persone comuni, ma non lo sono affatto e questo pensiero evoca in me un maggior senso di rispetto.

Poi allora comprendo qualcosa che non avevo mai capito veramente prima, che è il kirtan, è questo canto che ci apre il cuore, è il canto la chiave che apre il cuore e lo riempie di amore, ma non l’amore materiale che poi si trasforma in delusione e tristezza ma quell’amore vero e grande, quello che ci porta a casa, finalmente a casa. Poi vedo chi canta, sta piangendo di gioia o sono io che la vedo così? Eppure mi pare di vedere che i suoi occhi sono lucidi, credo sia gioia e gratitudine.

I pensieri vanno e vengono e penso ancora ai Pink Floyd, perché proprio oggi, dopo anni che non li sentivo? Ripenso a chi ha cantato il bhajan e che la morte si sta avvicinando per portarci via, la pandemia, vera o falsa che sia, ce lo ricorda, e di come a volte arrivano delle notizie improvvise, “Ieri ci ha lasciato….colpito da un infarto”  Il tempo scorre, ma spesso non ce ne rendiamo conto. E poi, sembra impossibile, arriva il momento della morte. Il cuore non batte più.

E penso al bhajan che ho sentito, forse chi lo ha cantato sente la presenza del tempo che scorre e sente la presenza di Krishna, Dio, la dolcezza suprema. Il suo canto è dolce ma forte, e sa che per noi il tempo è veramente poco e non va sprecato.

Sajjana Ashraya das