Ravindra Svarupa Prabhu in questa prosa ci narra di un uomo solo e senza alcun mezzo in una sterminata foresta di acciaio. In un piccolo negozio in disuso inizia un movimento spirituale e incredibilmente lo chiama “Società Internazionale per la Coscienza di Krishna”

New York inverno 1965. Il vento gelido che soffia sul fiume diventa implacabile quando si incanala tra le facciate degli edifici simili a canyon.

Il vento spazza via il fango e la cenere ghiacciata, fa rotolare l’immondizia sull’asfalto e poi all’improvviso la solleva in vertiginose spirali sulle pareti delle cieche e impassibili torri.

Un suono cupo e interminabile riempie gli abissi, come se gli edifici gemessero sotto l’effetto di un sonno provocato da narcotici.

Questa città, la più popolosa d’America, ne è anche il suo più desolato deserto, e nulla appare più inospitale all’uomo che il mondo dove tutto è stato costruito dall’uomo.

Siamo a New York, nella morsa di un ferreo inverno, nel mezzo dell’età del ferro.

Ora vediamo una figura che si fa strada nel fondo di uno di questi abissi d’acciaio: protesa nel vento, ha un bastone nella mano sinistra e procede in modo risoluto.

Guardiamola da vicino: le vesti color zafferano da monaco indiano ondeggiano sotto il suo cappotto, la sua fronte è segnata dalle linee di argilla dei devoti di Krishna.

Il suo viso ha un’espressione indomita ma serena, come se non stesse veramente camminando su questa terra desolata; certamente appare proprio fuori luogo in queste fredde e aride strade, come un albero di magnolia, profumato e in piena fioritura, non potrebbe apparire meno incongruo.

Questa persona è Srila Prabhupada nell’inverno del 1965. E’ solo; non ha denaro e ha settant’anni. La sua piccola figura è sovrastata dalle gelide torri le cui severe e impenetrabili facciate renderebbero ogni sforzo umano nelle strade sottostanti uno scenario di sconfitta.

Ma gli sforzi di Srila Prabhupada non sono meramente umani; e il seme che egli porta con sé da un altro mondo, incredibilmente e miracolosamente, fa radici e germoglia in questa terra arida e inospitale.

Presto centinaia di devoti dagli abiti color zafferano sbocceranno in queste strade, i loro visi americani segnati da due linee di argilla; e il suono del mantra Hare Krishna riecheggerà di continuo sulle alte e impassibili pareti…

(dal libro di Ravindra Svarupa das, Encounter with the Lord of the Universe)