La matematica è il linguaggio della scienza e sembra essere di grande utilità per comprendere la materia. Ma è il linguaggio della logica, utilizzato specialmente per manipolare la materia, e non è adatto al fine di comprendere Dio e la spiritualità, che sono al di là del potere delle parole, delle lingue e dell’intelletto. La scienza e la matematica cercano di sfruttare il mondo materiale per scopi egoistici, e vedono il mondo in modo meccanico, senza spirito e senza Dio. Naturalmente ci sono scienziati che sono spirituali o religiosi, ma ci riferiamo alla tendenza generale della scienza moderna.

In un esperimento, può essere analizzato solo ciò che è inferiore allo sperimentatore. Qualsiasi cosa superiore non si sottometterà ad essere analizzato e studiato. Dio non si mostrerà in un laboratorio, non lo potremo mostrarlo dentro una provetta. Dio è in ogni luogo, ma non si rivelerà a chi ha una mentalità materiale e di dominio. Gli scienziati ci dicono: “Se non lo posso vedere non ci credo”, invece i mistici ci direbbero: “Se non ci credi, non lo vedrai.”

I mistici fanno esperienza della trascendenza, di quella dimora della luce e dell’amore e, quando tornano, cercano di spiegare le inconcepibili meraviglie spirituali che hanno visto utilizzando le limitazioni date delle parole. Spesso trasmettono le loro esperienze, i sentimenti che provano e le loro profonde realizzazioni grazie al linguaggio della poesia, degli inni mistici e delle descrizioni poetiche. Questi canti non sono di natura sensoriale, ma neppure con la poesia possono esprimere ciò che è oltre la logica o il pensiero convenzionale. Così abbiamo il Canto di Dio, la Bhagavad gita e il linguaggio poetico dello Srimad Bhagavatam. Questi canti e poesie sono un altro genere di linguaggio. L’amore e la devozione per Dio, Krishna, è necessaria per darle il loro vero significato.

Santa Teresa d’Avila ebbe una di queste visioni mistiche, questa in particolare ci fa certamente pensare proprio a Krishna.

Da Resoconti di Coscienza – Siviglia 9 agosto 1575

Improvvisamente mi venne un ricordo con una luce interiore così grande che mi parve di essere in un altro mondo, e il mio spirito si trovò in sé stesso, in una selva e un frutteto molto deliziosi, tanto che mi fece ricordare ciò che si dice nel ‘Cantico dei Cantici’: Veniat dilectus meus in hortum suum cioé: ‘vieni a Lui, mio diletto, vieni nel suo giardino’, e mangiane i delicati frutti.

Vidi lì, in questo Eliseo [un luogo di delizie dove vanno le anime elevate], un giovine dal colore scuro di misteriosa bellezza; sul suo capo aveva come una ghirlanda, non una corona di grandi gemme, e molte fanciulle che camminavano lì con lui, con mazzi di fiori nelle loro mani, tutte cantavano lodi a Dio. Non ho fatto altro che aprire gli occhi per non distrarmi e non mi è stato possibile distogliere la mia attenzione.

C’era una musica di angeli e un canto di uccelli, e l’anima si deliziava, sebbene io non la sentissi con le mie orecchie fisiche, ma l’anima era in quella gioia. Ho visto che non c’era nessun altro essere umano lì.

Questo è durato più di un’ora e mezza – che non riuscivo a staccare gli occhi o la mia attenzione, e con grande gioia, qualcosa di diverso dalle altre visioni; e quello che ne ho ricavato è stato più amore per Dio e a tenerlo più profondamente presente con quella bellezza; non è possibile fosse immaginazione.

Ecco che l’amore è veramente la risposta, ed è la chiave per entrare nell’edificio della bhakti. Krishna prema, o l’amore per Krishna, include l’amore per tutti e per ogni cosa. Grazie al potere dell’amore puro e disinteressato, ciò che è “inconoscibile”, “insondabile” e “infinito” può essere conosciuto dall’essere finito. Questo è un altro tipo di matematica!

Karnamrita das (dal suo libro Give to Live, cioé Dare per vivere)