Riprendiamo il tema dell’accoglienza che abbiamo iniziato ad affrontare alcuni mesi fa (potete leggere su Vaisnavalife.com ‘La scienza spirituale dell’accoglienza’ del 20 aprile 2023) e leggendo questo nuovo articolo di Silvia Moggia vi chiederete cosa c’entra tutto questo con la coscienza di Krishna, ebbene, in un certo senso non c’entra assolutamente nulla. Ma se vediamo le cose da un’altra prospettiva, quella dalla quale possiamo imparare da chiunque, allora potrebbe essere uno spunto di ispirazione e avere molto a che vedere con noi. Infatti pulire, mettere ordine, rendere accogliente un ambiente, prendersi cura di tutti i particolari, cercare di capire i bisogni degli ospiti, dare loro il benvenuto, accogliere, mettere a proprio agio, interessarsi della persona, tutto questo non è diverso dal sankirtan, è sankirtan. Ed è sintomo di un desiderio sincero di aiutare gli altri, vuol dire fare il possibile e l’impossibile per accogliere chiunque abbia dell’interesse e la sincerità per la vita spirituale. E questo viene molto apprezzato da Krishna e ci rende cari a Lui.

Vuol dire che chiunque si avvicini rimarrà colpito dal nostro comportamento, dalla nostra disponibilità, e come si dice, la miglior predica, a volte non è fatta di parole, ma di buon esempio.

Per prima cosa occorre mettersi nei panni di chi si ospita. Dovrebbe essere scontato, ma vista la media delle strutture nelle quali sono stata direi che scontato non è.

Mettersi nei panni del nostro ospite vuol dire valutare cosa serve in una camera ad esempio, che non sono i tre punti luce richiesti dalla regione o lo sgabello in bagno o l’allarme nella doccia. Al nostro ospite, come a noi, servono dei piani d’appoggio in camera e in bagno, delle prese tedesche in prossimità del letto e della scrivania, magari qualche presa USB per facilitare la vita a tutti, serve una buona luce per leggere a letto, servono ganci per appendere la giacca. Serve che il buffet della prima colazione venga montato pensando a chi ci si deve servire: io mangio i cereali al mattino e quasi mai sono vicini al latte e allo yogurt, ai quali vanno abbinati… cose di questo tipo.

Essendo nel 2017 giocano un ruolo essenziale anche le nuove tecnologie, che veramente facilitano la vita di chi ospita e di chi accoglie. Penso a chat sul sito e Whatsapp per agevolare la prenotazione e la richiesta di informazioni, dato che sono mezzi che tutti utilizziamo nel quotidiano, o ancora strumenti come Handy, lo smartphone per hotel che permette di godere appieno del soggiorno. Siate curiosi, cercate cose nuove e implementatele quando pensate che possano facilitare il soggiorno dei vostri ospiti!

La magia dell’accoglienza

Poi c’è accoglienza quando c’è competenza, di chi gestisce e di chi lavora. Ci si sente accolti quando il personale è formato per svolgere le mansioni pratiche da check-list, ma anche e soprattutto al contatto con la clientela. Quando sa valutare se e con chi e come fare una battuta,  quando offrire un qualcosa… se sa dare informazioni utili e conosce curiosità sulla destinazione. Ci si sente accolti e realmente benvenuti quando chi ci riceve alla reception si alza, ci guarda negli occhi e ci sorride chiamandoci per nome. Nome che poi dovrebbe ricordare per salutarmi durante il soggiorno. Questa è competenza.

Ci si sente accolti quando si trova flessibilità. Ad esempio: se la prima colazione termina alle 10:30 e un cliente arriva mezz’ora in ritardo, offrire comunque un caffè e qualcosa da mangiare è un pensiero che implica ben poco, ma che farà piacere a inizio giornata, che il cliente accetti l’offerta o meno. Con un piccolo gesto possiamo fare la differenza.

Ci si sente accolti quando c’è empatia, quando la comunicazione non verbale mette a proprio agio, quando lo staff è disposto a fare due chiacchiere, quando si offre di aiutare un cliente a cui è stato smarrito il bagaglio o che non sa bene come organizzare le visite durante il soggiorno. Quando in caso di problemi in hotel ha margini di manovra per compensare in qualche modo, per offrire qualcosa senza far aspettare il parere dall’alto… un minuscolo gesto vale più delle scuse di rito.

Le sorprese poi fanno sentire accolti, ovviamente. Un messaggio e/o un pensierino inaspettato in camera, ancora e sempre l’esser chiamati per nome, essere ricordati da un soggiorno all’altro o ancora ricevere un qualcosa che possa far piacere dopo la partenza. Da una piccola guesthouse in Cornovaglia ad esempio ho ricevuto la ricetta degli scones al formaggio che avevo particolarmente lodato a colazione. Un pensiero che mi ha fatto venir voglia di scrivere immediatamente una super recensione…

Ecco, cerchiamo di non perdere di vista che facciamo accoglienza, che questo può concretamente fare la differenza e far ricordare solo il positivo.

E poi c’è accoglienza quando ci sono i sorrisi. Sorridere regala sorrisi ed è un presupposto che porta lontano.

(dal sito Officina Turistica)

Provate a immaginare come si può sentire un’ospite che viene accolto nelle nostre comunità in questo modo! E quanto Srila Prabhupada e Sri Caitanya saranno grati verso i devoti per la loro gentile accoglienza. E’ detto che l’ospite è da considerarsi come Dio stesso e spesso diciamo che chi arriva al tempio è stato inviato da Radharani, e perciò è un suo ospite. Nella letteratura vedica è detto che si deve accogliere allo stesso modo sia l’amico che il nemico.

(Vaisnava Life)