Goloka Vrindavana nel mondo spirituale, la meta da raggiungere

Se sapessimo di dover morire da un momento all’altro e ci tenessimo pronti, la nostra vita sarebbe molto diversa. Per esempio:

1- Litigheremmo molto di meno;

2- Saremmo più capaci di perdonare, più generosi e amorevoli con gli altri;

3- Daremmo più valore al tempo che passiamo con chi ci è amico;

4- Ci dedicheremo con più impegno per diventare la persona che vogliamo veramente essere;

5- Faremmo meno caso alle differenze tra noi e gli altri;

6- Comprenderemmo di più i dolori e le sofferenze degli altri e i loro sforzi;

7- Saremmo più desiderosi di cooperare con gli altri;

8- Perderemmo interesse nelle frivolezze della vita e ci concentreremmo sulle cose essenziali e importanti;

9- Apprezzeremmo molte cose che adesso prendiamo per scontate; molte cose che ci sembrano insignificanti acquisterebbero valore.

Il processo del morire può essere penoso, ma è temporaneo. La miglior cosa da fare è concentrare la nostra coscienza in modo da raggiungere la destinazione più elevata possibile dopo la morte.

Naturalmente può essere un momento piuttosto triste il dover lasciare la nostra casa e i nostri cari, ma se stiamo andando in una casa ancora più bella, perché lamentarsi? La paura della morte viene dal non sapere chi saremo o dove andremo dopo la morte. Se avete paura della vostra destinazione, siate arresi e sappiate che il destino o Dio, vi metteranno nel luogo migliore per aiutarvi a imparare quello che dovete imparare. L’universo è basato sulla compassione.

Per il materialista che ha paura di perdere tutto, la morte è come essere stritolati da una morsa, un aspetto del Supremo che lo forza ad arrendersi. Ma per la persona spiritualmente avanzata la morte è come l’amorevole abbraccio di Dio, venuto per portarlo a casa. Il nostro amore per Dio ci solleva dalla paura della morte, perché la morte è il veicolo con il quale si diventa uniti di nuovo al Supremo Amico…

La morte non è un nemico, può essere paragonata ad un amico che taglia la catena che trattiene l’ancora che non ci permette di navigare verso i più grandi orizzonti….

Quando una persona si avvicina alla fine dei suoi giorni generalmente sente di doversi distaccare dal mondo e diventa più riflessivo; a questo punto ogni altra cosa dovrebbe essere stata già risolta per fare in modo che la persona morente non abbia bisogno di concentrarsi su qualcos’altro eccetto che sul Supremo e sul raggiungere il regno spirituale.

La vita finirà quando avrete fatto quello che dovevate fare. Questo non significa che la vita vi darà tutto il tempo per fare tutto quello che volevate, ma vi darà tutto quello che avevate bisogno di imparare in questa vita. La vita è proprio fatta per questo. Quello che conta è quello che imparate e quanta saggezza acquisite da quello che fate, non quanti possessi avete accumulato, quanti premi avete vinto o quanto denaro avete guadagnato. Quello che conta è quanto la vostra coscienza è progredita e quanto avete imparato riguardo voi stessi; è questo che fa la differenza.

Abbiamo una quantità di tempo definita. E il nostro carattere è determinato da quello che facciamo durante il tempo che ci è stato concesso in questa vita.

Se siamo stati onesti e religiosi, e abbiamo cercato di fare del nostro meglio per progredire e fare del bene agli altri senza causare del male a nessuno, il giorno in cui ce ne andremo sarà il giorno migliore e il più importante della nostra vita.

 

Sri Nandanandana Dasa (dal suo libro Facing Death Welcoming the Afterlife – Affrontare la morte e accogliere la vita prossima)

Sri Nanda-nandana Dasa è discepolo di Srila Prabhupada e autore di molti libri di spiritualità, di cultura vedica e di storia delle religioni.