Srila Prabhupada disse che la nostra società ISKCON dovrebbe essere basata sull’amore e sulla fiducia e noi abbiamo certamente la necessità di avere un forte spirito di comunità. Far parte di una comunità spirituale significa che essere liberi da maya e più vicini al mondo spirituale diventa più possibile perché stiamo facendo pratica di vivere come nel mondo spirituale, il luogo dell’amore più grande. Possiamo vincere maya imparando ad essere amichevoli, e praticando l’amicizia spirituale. Amicizia significa imparare a stare insieme, gli uni con gli altri, e vuol dire incoraggiarsi a vicenda. Questo tipo di amicizia spirituale è essenziale in una comunità. Nel 4° Canto dello Srimad Bhagavatam leggiamo di un bellissimo episodio nel quale Sri Krishna parla a dei saggi chiamati Praceta, e dice loro: “Cari principi, sono molto soddisfatto della relazione di amicizia che avete tra voi. Tutti voi siete impegnati in una sola occupazione, il servizio devozionale. Così sono soddisfatto della vostra reciproca amicizia e vi auguro ogni buona fortuna. Ora potete chiedermi una benedizione.”

Nella sua spiegazione a questo verso, Srila Prabhupada scrive: “Le persone che sono veramente impegnate nel servire Dio, la Persona Suprema, non possono mai essere disunite in nessuna circostanza. Ciò fa sì che Dio, la Persona Suprema, sia molto felice e desideroso di dare ogni benedizione ai Suoi devoti, come è indicato in questo verso.”

Ma come definire una vera comunità spirituale? È uno spazio dedicato al servizio e alla soddisfazione di Dio; è un luogo dove ci sono delle strette relazioni basate sul rispetto e sulla fiducia reciproca. E’ un luogo nel quale le persone stanno insieme nella gioia e nel dolore, è un ambiente favorevole nel quale le persone cooperano e si aiutano per fare il successo della missione. Ed è anche uno spazio olistico nel senso che esso ha la capacità di abbracciare l’unità e la diversità.

La comunità è quel luogo in cui le persone possono trovare delle soluzioni ai problemi e creare quella che viene definita sinergia. La sinergia è l’ottenere un risultato maggiore di quello che si può ottenere da uno sforzo singolo. Il motto della comunità spirituale è che insieme possiamo fare delle cose meravigliose. La salvezza, la libertà dalla presa e dalle tentazioni di maya avviene quando socializziamo in una comunità spirituale, ma dobbiamo comprendere che ci sono vari livelli di coscienza: in una comunità composta da khanista (persone alle prime armi, principianti, poco esperti) ci sono spesso litigi, divisioni, solitudine e isolamento; una vera e propria comunità spirituale, una comunità che funziona veramente, può esistere al livello di madhyama o che tende a quel livello (madhyama, è il livello spirituale nel quale il devoto prova dell’affetto per Dio, fa amicizia con i devoti, ha della compassione per le anime ed evita chi è molto negativo nei confronti di Dio).

Chi partecipa alle funzioni liturgiche, ma non si comporta bene con gli altri è definito kanistha, un principiante sulla via della spiritualità. Kanistha significa avere una bassa opinione degli altri, diventare indifferente e non riconoscere la presenza di Dio negli altri. Ci può essere anche odio. Non si sopporta l’altra persona e si inizia a pensare che gli altri ci stiano ferendo. Si percepisce l’ambiente come ostile e si insultano gli altri. Questa attitudine purtroppo distrugge la pianticella rampicante della Bhakti.

Se siamo in grado di riconoscere questo grave problema, inizieremo a trovare delle soluzioni. All’inizio del viaggio spirituale potremo essere molto idealisti riguardo il concetto di comunità, ma poi potremo diventare disillusi ed infine delusi. Certamente non possiamo aspettarci la perfezione nel mondo materiale, ma il primo punto e la prima soluzione da adottare è quella di trovare affetto e rifugio in Krishna, nei sadhu e nella conoscenza spirituale. Da questa base possiamo provare dell’apprezzamento per la via della bhakti e poi condividerla con gli altri. Dovremmo leggere molto, discutere e digerire quello che leggiamo e ascoltiamo, comprendere bene le scritture e comprendere bene cosa Srila Prabhupada vuole comunicarci. Senza fare questo non possiamo stabilire nessuna amicizia e nessuna relazione profonda e spirituale perché esse non sono possibili senza delle solide basi spirituali. Dobbiamo avere una buona sadhana!

Con queste basi potremo tollerare maggiormente le eventuali difficoltà e rimanere sempre positivi e aperti verso gli altri. In altre parole quello che dobbiamo fare è ripulire le nostre emozioni negative e raggiungere gradualmente il livello del madhyama adhikari.

È così importante poter parlare e condividere con gli altri quello che abbiamo compreso in modo onesto e cercare sinceramente di migliorare. Possiamo imparare anche dai nostri errori. Un punto importante è essere onesti con noi stessi e sapere che quando parliamo con gli altri con onestà e gentilezza, Krishna si manifesterà, ci apprezzerà e ci aiuterà.

(Da un seminario di Ratna Bhusana prabhu tenuto a Goloka Dham – Germania)