Se vi dicessimo che una volta la mucca era onorata non solo in India ma anche in Giappone…non ci credereste. Oggi il Giappone è un paese carnivoro, a causa di 150 anni di influenza americana. Ma la cultura tradizionale giapponese considerava la mucca come l’animale più sacro. Quella che segue è la vera storia dei più grandi protettori della mucca: i Samurai.

Sulle orme del Buddha

Quando il Buddismo arrivò in Estremo Oriente ebbe una profonda influenza in Cina, in Corea e in Giappone, tanto che nell’anno 675 l’imperatore giapponese Tenmu proibì il consumo di diversi tipi di carne. Poi nel decimo secolo venne bandito il consumo di ogni tipo di carne. In Cina e in Corea i monaci buddisti si attenevano al principio di non violenza, ma esso non veniva applicato a tutta la popolazione. Invece nel Giappone l’imperatore aderì completamente agli insegnamenti di Buddha. I giapponesi facevano anche una distinzione tra gli animali allevati e quelli selvatici. Uccidere un animale selvatico era considerata una colpa. Ma uccidere un animale che veniva allevato sin dalla nascita era considerato qualcosa di abominevole quanto uccidere un membro della propria famiglia.

Il 15 agosto del 1549, Francesco Saverio, uno dei fondatori dell’ordine dei Gesuiti, accompagnato da missionari portoghesi sbarcò sulle rive del villaggio di Nagasaki e iniziò a predicare la fede cristiana. In quel periodo il Giappone era diviso e molti signori locali dominavano alcune parti del territorio e si combattevano tra di loro. Un Samurai, Oda Nobunaga, diede ai Gesuiti un loro spazio e nel 1576 facilitò la costruzione della prima chiesa cristiana a Kyoto.

All’inizio, i Gesuiti rimasero dei cauti osservatori. Notarono una cultura molto raffinata e diversa dalla loro. Le persone erano anche molto pulite e si lavavano ogni giorno. Per loro era una cosa insolita in quanto gli europei facevano il bagno forse una volta ogni qualche mese, e poi videro che avevano un potente ordine militare, i Samurai, che però combattevano ancora con frecce e spade. I Gesuiti iniziarono a commerciare e dopo aver convertito un signorotto locale, venne affidato loro il piccolo villaggio portuale di Nagasaki. Poi i missionari iniziarono a vendere la carne. All’inizio solo ai missionari stranieri che “avevano bisogno di carne per stare in salute”. Ma poi la macellazione di animali si diffuse man mano che le persone si convertivano alla nuova religione. La prova di questo è che in giapponese ‘carne’ si dice ‘waca’ un termine che deriva dal portoghese ‘vaca’. Ma la diffusione del consumo di carne fu solo l’inizio. All’epoca i portoghesi erano tra i principali mercanti di schiavi al mondo. I gesuiti facilitarono il commercio di schiavi grazie al porto di Nagasaki. Questo commercio divenne conosciuto come “Nanban” o “barbarie del sud”. Migliaia di donne giapponesi furono schiavizzate e deportate in tutto il mondo. Di fatto esiste una corrispondenza tra il Re del Portogallo Giovanni II e il Papa, nella quale veniva definito il prezzo di questa attrattiva esotica: 50 ragazze giapponesi in cambio di un barile di polvere da sparo.

In pochi decenni ci furono 300.000 conversioni. I gesuiti fornirono armi ai signori locali convertiti al cristianesimo e distrussero templi e monasteri buddisti ritenuti pagani e sacrileghi. Osservando tutto questo, il Samurai Toyotomi Hideyoshi rimase disgustato e cominciò a sospettare dei gesuiti quando seppe di come gli spagnoli avevano conquistato le Filippine. Nel 1587, Hideyoshi incontrò il sacerdote gesuita Gaspar Coelho e gli consegnò “l’Ordine Direttivo per i gesuiti.” In questo documento vi erano 11 punti tra i quali: “Ogni traffico di schiavi deve terminare e tutte le donne giapponesi devono essere riportate alle loro case. Ogni consumo di carne deve cessare, la mucca e il cavallo non devono mai essere uccisi. La dissacrazione dei templi buddisti deve terminare. Tutte le conversioni forzate devono terminare.” Dopo questo incontro, e solamente a 38 anni dal loro arrivo, i gesuiti vennero espulsi dal Giappone. Poi Hideyoshi guidò il suo esercito alla riconquista di Nagasaki e dei territori circostanti. La carne ora non era più vista solo come qualcosa di immondo e di violento, ma veniva anche associata alla malvagità dei barbari stranieri e al commercio degli schiavi, alla dissacrazione religiosa e alla instabilità politica. Nel 1598, dopo la morte di Hideyoshi, il Samurai Tokugawa prese il potere e nel 1614 bandì completamente il cristianesimo perché ‘corrompeva le buone qualità’ e creava delle divisioni politiche. Durante i decenni successivi è stato stimato che circa 3.000 cristiani siano stati uccisi; molti di loro rinunciarono alla loro fede o si nascosero. Infine l’editto di Sakoku (‘il Paese chiuso’) del 1635 eliminò ogni influenza straniera dal Giappone. A nessun giapponese fu permesso di lasciare il Giappone e le navi mercantili giapponesi vennero bruciate. Tutti gli stranieri furono espulsi e l’unica forma di commercio estero venne mantenuta nella minuscola penisola di Dejima che trova nella baia di Nagasaki. Nei successivi 218 anni il Giappone rimase isolato, ma politicamente stabile.

Il ritorno dei barbari

L’otto luglio 1853, il Commodoro Perry entrò nella baia di Edo con quattro navi da guerra. Le navi bloccarono la baia e anche ogni rifornimento di cibo. I giapponesi, isolati da 218 anni, erano tecnologicamente molto arretrati e non poterono fare nulla contro di loro. Ci furono giorni di terrore e Perry, su mandato degli Stati Uniti intimò al Giappone di firmare un trattato per aprire le sue frontiere ai prodotti americani. Poi cominciò a bombardare la città e minacciò di distruggerla completamente se i giapponesi non si fossero sottomessi. Il 31 marzo 1854 venne firmato il trattato di Kanagawa, il trattato di pace e di cooperazione nippo-americano. Dopo questo fatto, i giapponesi compresero la loro vulnerabilità e conclusero che avrebbero dovuto modernizzarsi.

Il piccolo tempio buddista Gyokusen-ji venne attrezzato per ospitare i visitatori stranieri e nel 1865 fu trasformato nel primo consolato americano del Giappone. Il primo console generale americano, Townsend Harris, portò una mucca nel cortile del tempio, la uccise e la mangiò. Questo causò grande costernazione tra i contadini e molti di loro impauriti nascosero le loro mucche. Per 1200 anni in Giappone non era mai stata uccisa nessuna mucca, ma ora l’atto era stato consumato, era stato ucciso l’animale più sacro per i giapponesi. Con quest’atto si dice che fu inaugurato il moderno Giappone.

Da allora iniziarono a comparire mattatoi e ovunque apparissero seminavano il panico e lo sconcerto. Nel 1869, il ministro delle finanze iniziò ad esportare carne di manzo. Nel 1872, l’imperatore emanò una legge che permetteva ai monaci di mangiare carne e lo stesso anno annunciò pubblicamente che amava la carne di manzo. Alcuni monaci buddisti irruppero nel palazzo imperiale per assassinare l’imperatore e per affermare che il consumo di carne stava “distruggendo l’anima dei giapponesi e doveva essere fermato.” Il tentativo fallì e l’imperatore abolì l’ordine militare dei Samurai e iniziò ad acquistare armi moderne dagli Stati Uniti e dall’Europa. Dopo l’annuncio dell’imperatore, gli intellettuali, i politici e i commercianti lo seguirono. Mangiare carne diventò un simbolo di civiltà; politicamente la carne venne vista come un mezzo per rafforzare l’apparato militare, grazie a dei soldati più aggressivi, ed economicamente venne associata alla ricchezza che sarebbe derivata dal suo commercio.

Le vecchie tradizioni vennero abbandonate e nel 1931 per commemorare quell’evento il consolato venne chiamato ‘Il tempio della Mucca Macellata’. Ma la popolazione vedeva ancora la carne come qualcosa d’immondo e di orribile. Allora vene iniziata una campagna di propaganda. Per esempio la carne di cinghiale venne chiamata botan, ‘fiore di peonia’, quella di cervo, momoiji ‘acero’, e quella di cavallo, sakura ‘fiore di ciliegio’. Queste sono le tecniche che utilizza ancora oggi l’industria degli hamburger che dà ai suoi prodotti dei nomi allegri e innocenti per nascondere la violenza che sta dietro il consumo di carne. Così i giapponesi cominciarono ad abituarsi alla carne.

La distruzione

Nei decenni successivi il Giappone crebbe molto militarmente, cercò di soddisfare i suoi sogni di espansione e commise molte atrocità in varie parti dell’Asia. Quando la seconda guerra mondiale fu quasi al termine gli Stati Uniti decisero di far esplodere sul Giappone l’arma più distruttiva del mondo. La maggior parte delle città giapponesi erano già state distrutte dai bombardamenti e il presidente americano Truman trovò due obbiettivi, Hiroshima e Kokura perché erano due città che non erano state toccate dalla guerra. Utilizzando le bombe atomiche si sarebbe anche potuto ‘testare’ il loro effetto sulle abitazioni e sugli esseri umani e distruggere la volontà di resistenza dei giapponesi. Il 6 agosto 1945 una bomba all’uranio esplose sulla città di Hiroshima. 80.000 persone morirono all’istante e altre 70.000 nelle settimane seguenti. Il secondo obbiettivo era la città di Kokura, ma un tifone ritardò la partenza dell’aereo. Quando il tempo migliorò, il 9 agosto 1945, un aereo, benedetto da due sacerdoti, uno cattolico e l’altro protestante, decollò dall’isola di Tinian. Trasportava una bomba al plutonio. Il pilota sorvolò Kokura, ma la città non si poteva vedere a causa delle nubi. Allora fece un altro inutile tentativo. Stava rimanendo a corto di carburante ma tentò una terza volta e ancora le nubi gli resero impossibile visualizzare la città. Decise allora di tornare alla base. Nel viaggio di ritorno sorvolando la città di Nagasaki le nubi scomparvero. La città era perfettamente visibile, così ordinò di sganciare la bomba. Nella valle di Urukami morirono all’istante 40.000 persone, ne sarebbero morte molte di più se le mura non avessero protetto le parti esterne della città. Erano stati commessi due tra i più grandi crimini di guerra. Giovani e vecchi, donne e bambini, sani e malati, tutti vennero uccisi senza alcuna pietà. Da allora in Giappone l’espressione ‘La fortuna di Kokura’ indica il fatto di aver evitato senza saperlo la distruzione totale. Nagasaki era il centro della cristianità del Giappone e la valle di Urukami era il centro della cristianità di Nagasaki. I due sacerdoti che avevano benedetto gli aerei compresero il loro errore e promisero di non commettere mai più violenze. Quasi 396 anni dopo Francesco Saverio, i cristiani uccisero più membri della loro fede che i Samurai in più di 200 anni di persecuzione. Dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki, il 2 settembre 1945, il Giappone si arrese. Durante l’occupazione americana, venne lanciato un programma scolastico gestito dal dipartimento americano dell’agricoltura per ‘migliorare la salute’ dei bambini giapponesi ed abituarli a mangiare carne. Ma una misteriosa malattia della pelle iniziò a colpire i bambini. All’inizio si pensò fosse dovuta agli effetti delle radiazioni nucleari ma poi ci si rese conto che i giapponesi erano allergici alla carne. Nei decenni successivi il Giappone vide un aumento delle importazioni di carne e lo sviluppo della propria industria zootecnica. Gli Stati Uniti ne promossero il più possibile il suo consumo e questo fece guadagnare miliardi di dollari all’industria americana della carne. Un segno della presente situazione è questo messaggio di una agenzia di stampa pubblicato l’8 dicembre 2014: ‘La pressante domanda di lingua di bue da parte del Giappone sta facendo decollare le esportazioni degli Stati Uniti.’

Nei tempi antichi le persone sagge che vedevano la Verità avevano compreso le impercettibili leggi della natura che guidano l’universo. La violenza insita nel consumo di carne aveva piantato i semi della guerra e della distruzione. Ma una volta il Giappone era governato dai Samurai, che erano tra i più grandi protettori delle mucche.

Vaisnava Das

(Tratto da un articolo pubblicato su www.indiadivine.org)