Stare in compagnia di persone spirituali e piene di buone qualità è come bere una tisana calda in un giorno d’inverno, fuori il freddo e il grigiore, dentro, in compagnia di quelle belle persone il piacevole calore delle loro parole che entrano in noi come un infuso balsamico e ci avvolgono di benessere.

La vita spirituale dovrebbe essere come un’halava; l’halava è un dolce leggendario il cui gusto non è di questo mondo. Semplice eppure elegante, è preparata con semolino, zucchero, burro, succo e scorza d’arancia. Quando l’halava è allo zucchero caramellato non è più possibile descrivere il suo aroma, proprio come non si può descrivere il gusto del miele limitandoci a leccare un barattolo di miele ma non il miele. Non si riesce a smettere di assaggiarla e ogni volta ti domandi chi e come ha potuto fare qualcosa di così delizioso con degli ingredienti così semplici; così la vita spirituale è come un’halava al caramello, intensa e dolcissima, fatta di canti melodiosi e di relazioni dolcissime. O no! non ditemi che questa è solo un utopia! Quella vita esiste, e noi possiamo provarla!

Entro nel tempio e l’impatto è di un fascino travolgente, l’aroma dell’incenso si mescola con quello del ghi e del laddu, alle pareti i dipinti dove Krishna guarda le gopi che timorose agognano del suo sguardo profondo e conturbante mentre arriva dalla foresta suonando il suo dolcissimo flauto. Un gentile tintinnio di campanelline riverbera nell’aria profumata.

Il laddu…una volta tutti i devoti oltre i libri portavano anche una piccola scatola di legno con qualcosa di prezioso, dei dolci di laddu. Mi ha narrato un devoto: “Entro in un negozio e il titolare che è piuttosto indaffarato non ha molto tempo di ascoltarmi, allora io gli offro il laddu, poi lo saluto ed esco, e mentre cammino sento un voce che mi chiama, mi giro e vedo quella persona che mi si avvicina quasi correndo e con un grande, grande sorriso mi stringe con forza la mano e mi ringrazia, ‘Grazie! Grazie! Quel dolce è veramente meraviglioso!'”

Molti anni fa, alla località Camin dove si trovava il tempio di Padova, la domenica mattina dopo la lezione di Bhagavatam in estate c’era una colazione insolita e speciale, la festa della domenica del mattino? Pizze, pizze e ancora pizze, che sembrava volassero con entusiasmo dal forno a legna dove le preparava un bravo devoto, Guru Shiva das. Ce n’erano per tutti quanti, ed erano leggere e buonissime, così semplici, solo pomodoro, origano, panir e olio e potevi averne quante ne volevi, una, due, tre, quattro, forse anche cinque e sei, se ci riuscivi sette, e magari otto? Qualche anno fa Guru Shiva prabhu ci ha lasciato e allora per ricordarlo ho provato anch’io a preparare una pizza proprio come la faceva lui. Con la stessa consistenza e solo con pomodoro origano e panir.  Ho pregato di farcela e, per grazia di Krishna, incredibilmente è uscita quasi come una delle sue.

Ora andiamo alla festa della domenica, e io ne ho pensata una speciale:

Riso basmati condito con ghi, succulento sabji con verdure di stagione, pomodoro e panir, patate Gauranga, puri, chutney di ananas e zenzero (così piccante da non riuscire a tollerarlo, ma così dolce da non potergli resistere), pakora, kachori (gli snack favoriti di Srila Prabhupada) halava, misthi dahi (una deliziosa crema di latte condensato trasformato in yogurt).

Qualcuno crede che i ceci crudi al mattino come colazione siano solo una leggenda, invece è tutto vero, infatti il primo libro di cucina Hare Krishna, l’Hare Krishna Cookbook pubblicato nel 1973 li descrive, io li preparo ogni tanto e sono deliziosi. Ecco la mia ricetta:

  • ceci messi a bagno la notte scolati e lavati
  • zenzero grattugiato
  • olio di oliva extravergine
  • pepe nero macinato 
  • succo di limone
  • un pizzico curcuma
  • prezzemolo tritato
  • sale

Ed ecco dal Hare Krishna Cookbook la colazione con ceci, poi un pranzo e una cena tipo, stile anni 70

Prasadam del mattino: ceci crudi, zenzero, frutta e latte

Prasadam di mezzogiorno: dhal, riso, chapati e verdure al curry

Prasadam della sera: latte caldo

E poi una tipica Sunday Love feast: riso e piselli, patate e cavolfiori in umido, puri, samosa, halava, riso dolce, palline dolci, chutney di ananas (dolce e piccante), chutney di rabarbaro (salato e piccante), e yogurt.

Il convitto, il mangiare insieme è importante, crea la famiglia e la comunità spirituale e ci ricorda la socialità e le relazioni del mondo spirituale dove noi ci ritroveremo con un bellissimo ragazzo, un pastorello trascendentale, Krishna.

Egli era seduto al centro e tutti i visi erano rivolti a Lui; così mangiando, i giovani pastori provavano un’estasi continua nel vedere il Signore, che sembrava il cuore di un fiore di loto circondato dai suoi petali.

Da Il Libro di Krishna

Sajjana Ashraya das