Srila Prabhupada spiega che stare in silenzio per lo spiritualista non significa non parlare per niente; significa non parlare di argomenti materiali e parlare invece solo di argomenti spirituali.

“I pensieri dei miei puri devoti sono sempre in Me, la loro vita è dedicata a Me ed essi derivano grande gioia e soddisfazione illuminandosi l’un l’altro, e parlando di Me” [Bg. 10.9]

Ci sono alcuni luoghi dove si fa naturalmente silenzio, oppure si parla sommessamente, senza alzare la voce, senza dire cose futili e inutili. Pensiamo per esempio a una biblioteca oppure a un luogo spirituale, come un tempio.

Anche quando siamo davanti a un insegnante o a qualcuno che rispettiamo particolarmente o riteniamo importante non ci mettiamo in mostra, non alziamo la voce, non parliamo inutilmente, ma cerchiamo di dire cose sensate.

Quando entriamo nel tempio bussiamo alla porta ed entriamo in punta di piedi, sapendo di varcare la soglia di un luogo importante; e come si dice, il silenzio è sacro, perché ‘chiudiamo’ ogni altro pensiero e ogni altra parola per dedicarci completamente alla persona o al luogo che stiamo visitando.

Il luogo sacro ci sovrasta benevolmente, ne vediamo la bellezza e la purezza e proviamo l’emozione positiva del rispetto, della calma interiore e anche un senso di raccoglimento. La nostra mente è serena, siamo in uno spazio diverso, completamente differente da ogni altro. Non vediamo dei pensieri bassi, e ci disponiamo alla preghiera. Ci sentiamo in uno spazio protetto, siamo al sicuro, stiamo incontrando Krishna.

Vediamo altre persone intorno a noi e i loro movimenti sono calmi e posati. Il silenzio e i modi rispettosi ci dicono che qui non siamo noi al centro, e nemmeno è al centro un potente della terra, ma qualcuno infinitamente più importante. Questo è il luogo più importante, è la casa di Dio, la Sua casa. E’ l’ambasciata del mondo spirituale.

Il silenzio in uno spazio sacro è importante. Lo spazio sacro ci allontana e ci separa dal rumore e dai clamori del mondo esterno e ci aiuta a creare dentro di noi uno spazio di serenità e armonia che facilita la nostra connessione con Krishna, che ci predispone alla preghiera, alla recitazione dei sacri mantra e al canto. Nell’atmosfera raccolta del tempio troviamo ispirazione e forza spirituale.

Qui il canto è un bel canto, le parole e i movimenti sono armoniosi e tutto tende verso l’alto, verso il divino.

Ma cosa può rompere e debilitare l’atmosfera di uno spazio sacro? Il suo aiutarci a distaccarci dal mondo, la comprensione che siamo in un luogo importante, dove ritroviamo noi stessi, dove c’è raccoglimento e preghiera sentita? Dove troviamo la nostra connessione con Krishna?

Il parlare a voce alta, il ridere forte, le parole inutili, lo scherzare, i movimenti e i passi frenetici e agitati, le distrazioni. (forse nel tempio sarebbe meglio spegnere il nostro smart phone)

Comprendiamo che la superficialità e la grossolanità non possono entrare a far parte di uno spazio sacro che è certamente un luogo per stare insieme, ma la nostra socialità è diretta verso Dio, Krishna, La Persona Suprema.

Non possiamo essere in presenza di Dio e ignorarlo per parlare tra di noi del più e del meno.

Se lanciamo nell’acqua diversi sassi a casaccio, l’acqua diventerà frastagliata e disarmonica.

Ma se lanciamo un sasso in un solo punto dell’acqua il suo impatto formerà dei cerchi armoniosi e perfetti.

Così allo stesso modo, se noi ci concentriamo su Krishna, lo spazio sacro del tempio sarà un luogo di armonia, di meditazione, di preghiera, di canti e di parole di saggezza. E in questo silenzio del mondo, sentiremo le parole dolcissime e il meraviglioso flauto di Krishna che entreranno profondamente nel nostro cuore.

Gopinath prema das