Un discepolo serio non solo chiede consigli al maestro spirituale, ma chiede anche ad altri devoti come poter progredire. Possiamo chiedere consigli e un feedback a quei compagni che hanno servito con noi per un certo periodo di anni. Chi ci conosce meglio di chi è stato con noi a compiere di servizio per cinque, dieci, o quindici anni? Non solo loro conoscono le nostre cattive qualità e le nostre superficialità, ma conoscono anche le nostre buone qualità. Anche se non crediamo che possano avere accurata percezione di noi stessi, visto che stiamo servendo insieme, abbiamo la responsabilità di agire in modo che minimizzi i loro disagi. Quando chiedete a qualcuno di parlarci di voi o di muovervi delle critiche, prendete un foglio di carta e scrivete quello che dicono. Poi riflettete sui loro commenti. E’ utile scrivere perché quando un’altra persona comincia a parlare in modo onesto emerge la tendenza a difendersi. Questa è la natura del falso ego. Per parlare così ai devoti dobbiamo avere dell’onestà e un vero spirito di gruppo, altrimenti i devoti avranno la tendenza a non essere completamente onesti tra di loro. Oppure una persona potrebbe dare un giudizio onesto, ma l’altro devoto si potrebbe risentire invece di utilizzare il suo riscontro per la propria crescita. Se una persona capisce che vogliamo veramente crescere, la quantità dell’aiuto che potremmo avere da lei ci potrà sorprendere. La percezione di noi stessi non è sempre quella che vedono gli altri. Noi tendiamo ad avere un’immagine completamente diversa di noi.

Da brahmacari, avevo l’abitudine di chiedere sempre un riscontro dagli altri. Scrivevo i commenti dei devoti e prendevo le loro critiche molto seriamente. Come qualcuno sa, ero molto stretto. Mi alzavo alla una del mattino e recitavo quarantadue giri di japa-mala al giorno, questo per molti anni. In quel periodo, mangiavo solo una volta al girono, e i giorni di ekadasi digiunavo completamente, anche di acqua. In quel periodo viaggiavo con il gruppo del sankirtan e chiedevo sempre agli altri devoti del gruppo di dirmi le aree nelle quali dovevo migliorare la mia vita devozionale. Oppure chiedevo loro di condividere con me qualcosa che gli dava fastidio di me. E a volte c’era una lunga lista: “Reciti i giri troppo forte. Quando gli altri recitano i giri, ti metti a leggere.”  “Sei diventato orgoglioso perché vuoi che tutti vedano che tu hai già finito i giri.”  “Perché non onori le feste di prasadam? Almeno la festa della domenica. Non dovresti essere artificialmente austero.” Dopo averli ascoltati, spesso cercavo di modificare il mio servizio in un modo che avrebbe portato il più grande beneficio, non solo a me stesso, ma a tutto il gruppo. Di base, noi vogliamo compiere il nostro servizio bene, ma in modo da non irritare nessuno. Se noi serviamo e predichiamo in questo modo diventeremo più coscienti di Krishna.

Sia che cuciniamo, che puliamo il pavimento, laviamo i piatti, diamo i libri, o offriamo un arati, se facciamo tutto per Krishna, diventeremo coscienti di Krishna. Non è così facile perché abbiamo ancora la tendenza a voler dominare. Comunque, imparando dai nostri compagni e dal maestro spirituale, svilupperemo gradualmente una vera umiltà e la devozione.

Parlare è una strategia. Il predicare implica il cercare di utilizzare ogni momento, ogni gesto e ogni azione come un offerta a Krishna. Quando noi predichiamo a chi non ha fede, dobbiamo stare attenti a non agitarli, perché questo potrebbe portarli a commettere delle offese. Un devoto può provare diversi metodi ma per poi capire che non funzionano. A volte una persona deve apprendere le cose in questo modo. Se cercate di insegnare qualcosa a un bambino piccolo, potreste lasciarlo provare ad agire a modo suo, e poi capirà che così non funziona. Poi verrà da voi per avere altre istruzioni. Si sarebbe potuto risparmiare tanti fastidi, ma ha avuto bisogno di provare da solo. Perché la nostra fede non è così forte, noi spesso abbiamo un’attitudine di sfida, facciamo esperimenti e speculiamo riguardo molte questioni.

Voi potreste avere un maestro spirituale che non è il miglior dei manager, la maggior parte di noi non lo siamo; ma se seguite le sue istruzioni, farete progresso spirituale. In effetti non si tratta di gestire l’energia materiale. Le cose più importanti che avvengono nella nostra vita devozionale e nel nostro movimento avvengono come risultato della purezza. I successi più meravigliosi del nostro movimento hanno poco a che vedere con il denaro, l’essere esperti materialmente, o con le nostre risorse umane.

Cercate di capire questo. Quando in un tempio o in una comunità il successo avviene grazie alle risorse umane o al denaro, non si tratta necessariamente di qualcosa di molto spirituale. Potrebbe essere il risultato di una buona amministrazione, ma ciò che è spirituale avviene oltre quelle che sono le nostre normali capacità, oltre le nostre finanze e le nostre risorse umane.

Allora cominceremo a comprendere che Krishna sta veramente agendo. Molte volte il nostro amministrare è basato sul fatto di gestire le poche risorse e le persone che abbiamo, ma invece di essere spirituale, questa attitudine riesce solo a mantenere una certa situazione (di facciata).

Abbiamo notato che il movimento è cresciuto grazie e alla sincerità di alcune persone. Dei devoti sono usciti in sankirtan, e siccome erano seri, le persone si sono interessate e hanno preso i libri. Continuando nei loro sforzi, le persone si sono unite al movimento e hanno dato una mano. Gradualmente sono stati aperti dei templi in tutto il mondo. Da devoti, vogliamo avere quell’intensità e quella purezza che richiama l’intervento divino. Allora, grazie alla devozione, avverano altre cose. La penuria in coscienza di Krishna è maya. Se ci manca il prasadam, se non abbiano abbastanza persone, o non abbiamo nessuna risorsa, questa è maya. Krishna possiede tutto, per Lui non è difficile organizzare le cose se abbiamo sufficiente purezza. Krishna vuole più di noi che noi torniamo da Lui, e vuole che noi aiutiamo anche gli altri a tornare da Lui. Ma dovremmo anche sapere che Krishna è conosciuto come akincana, a volte mostra un favore speciale a un devoto togliendogli tutto.

Ogni progetto praticamente è iniziato con poco. E fino che c’è purezza continuerà a crescere sempre di più. Si comincia con un po di sincerità e di determinazione. Quando perdiamo un po’ del nostro spirito di pionieri, tendiamo solo a mantenere le cose come sono e questo dopo un certo periodo di tempo porta alla stagnazione. E dopo vedremo il deterioramento.

E’ la purezza la forza trainante. E ha molto a che vedere con la semplicità, con le austerità, la perseveranza e una forte fede. Come disse una volta Albert Einstein: “Non potrete risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che lo ha creato.” Se c’è un problema, dobbiamo fare un passo indietro ed essere così coraggiosi da guardare prima dentro di noi stessi.

(Tratto dal libro di Bhakti Tirtha Swami Reflections on sacred teachings, Volume 5 Srila Bhaktisiddhanta’s Sixty-four Principles for a Community)