Gour Govinda Swami: Correggere e criticare qualcuno è compito solo di una persona che agisce come guru. Lui ha il diritto di infliggerti una punizione, afferrarti per le orecchie e schiaffeggiarti, guru-karṇa-dhara. Ti correggerà e ti criticherà: “Mascalzone, perché fai questo e quello?”

… Tu non hai il diritto di castigare, non hai nessun diritto di correggere chiunque. Non sei un guru. Il guru ha questo diritto. Se vedi qualcosa e hai del buon cuore, [pensi]: “Lui sta facendo qualcosa di sbagliato che è dannoso per la sua bhakti”. Allora vai da lui, rendigli gli omaggi e diglielo confidenzialmente, non davanti ad altri: “O fratello mio, io vedo questa cosa e mi addolora molto che tu stia facendo questo e quello. Questo è un grande impedimento per la via della devozione. Temo che non sarai in grado di fare nessun avanzamento. Pertanto, vengo da te e ti chiedo, amico mio, per favore di non farlo. Sii serio nel tuo bhajana.” Diglielo in un modo così umile. Parlagli in modo confidenziale, non in presenza di altri. Se è serio, ammetterà: “Sei il mio grande amico. Sono cieco ai miei difetti. Li hai indicati, quindi starò attento.” Lo accetterà. Ma se parli in presenza di altri ci sarà l’effetto contrario….

Discepolo: A volte vorrei correggere qualcuno, ma vedo che la persona non accetterà quello che ho da dire.

Gour Govinda Swami: Allora perché glielo dici? Dovresti pensare: “Lui non lo accetterà, quindi perché dovrei dirglielo?” Lascialo stare. Come semini, così sarà. Quel che semini raccoglierai.

Cosa si potrà mai dire a una persona del genere?

Sri Srimad Gour Govinda Swami (The Worship of Sri Guru, p. 43, 48, 49. programma serale, San Francisco, 31 maggio 1994)

 

Parole dure

Poco prima della battaglia di Kurukshetra, Vidura diede il seguente consiglio a Dhritarastra:

abhyāvahati kalyāṇaṁ vividhaṁ vāk subhāṣitā

saiva durbhāṣitā rājann anarthāyopapadyate

O re, le parole dette in modo dolce portano molte benedizioni, ma le stesse parole dette in modo duro producono il male.

sohate sāyaker viddhaṁ vanaṁ paraśunā hatam

vācā duruktaṁ bībhatsaṁ na saṁrohati vāk-kṣatam

Una foresta, trafitta dalle frecce o abbattuta dalle falci, cresce di nuovo, ma un cuore trafitto da parole dure non si riprende più.

karṇinālīkanārācān nirharanti śarīrataḥ

vāk-śalyas tu na nirhartuṁ śakyo hṛdiśayo hi saḥ

Le frecce possono essere estratte dal corpo, ma non si possono estrarre i dardi delle parole dure dalle profondità del cuore.

(dal Mahābhārataudyoga parva 34.73-77 – electronic critical edition. Muneo Tokunaga and the Bhandarkar Oriental Research Institute. Pune, India. 1999)

 

(I brani che avete letto sono tratti dalla rivista online Kathamrita Bindu 532, curata da Madhavananda prabhu e Krishnakund dd)