Circa cinquant’anni dopo la scomparsa di Sri Caitanya Mahaprabhu un grande maestro, Narottam Das Thakur, aveva un grande desiderio di unire tutti i devoti, ma come fare?

Narottam Das Thakur sapeva che i devoti che avevano conosciuto Sri Caitanya Mahaprabhu erano immersi nel dolore per la separazione e vedeva che i vari gruppi di devoti non erano in contatto gli uni con gli altri e non erano molto attivi. Vedeva anche che la gran parte delle persone erano immerse nel materialismo o in una concezione puramente ritualistica della religione. Così egli prese molto a cuore la missione di unire i devoti, condividendo e diffondendo il più possibile quello che aveva appreso a Vrindavana.

Ma egli si chiedeva come avrebbe potuto farcela? Avrebbe dovuto essere veramente creativo e innovativo per avere successo. E così, per prima cosa, incominciò dando l’iniziazione spirituale a diverse persone e componendo numerosi inni spirituali in lingua bengalese in quanto era una lingua più accessibile del sanscrito e alle persone piacevano molto la musica e il canto. Ma quello che fece veramente la differenza fu la sua decisione di tenere un grandissimo festival nella città di Kheturi [località situata ora in Bengladesh e luogo di nascita di Narottam das Thakur, n.d.t.] per celebrare Gaura Purnima, il giorno dell’avvento di Sri Caitanya Mahaprabhu. La sua era un idea molto brillante; gli avrebbe permesso di compiere molte cose allo stesso tempo, tutte grazie al festival. Pensava che se fosse riuscito a tenere un grande festival, questa sarebbe stata una grandissima opportunità per la missione che si era prefisso.

La sua idea era quella di unire tutti i gruppi di vaisnava che fino allora erano piuttosto sparsi, e lui desiderava che fossero uniti e diventassero una grande comunità, un vero e proprio movimento Hare Krishna. C’erano i devoti di Vrindavana d’una parte, e quelli del Bengala, guidati da Jahnava Mataji, e lui voleva vederli uniti. Tutti erano molto desiderosi di stare insieme e di cantare insieme nei kirtan proprio come quando Sri Caitanya Mahaprabhu era presente, e poi naturalmente tenere un grandissimo festival avrebbe attratto tantissime persone alla coscienza di Krishna. E cosa ancora più importante, questo festival avrebbe permesso di far conoscere i libri della tradizione e diffonderne gli insegnamenti, specialmente quelli della Caitanya Caritamrita. Così quello a cui pensava non era solamente una semplice riunione, ma qualcosa di grandissimo e di veramente importante. E sarebbe stata un’opportunità anche per risolvere delle differenze di opinione.

Narottam das Thakur cominciò dunque a organizzare e il suo maestro spirituale, Lokanath Swami, gli consigliò di installare delle Divinità perché questo avrebbe attratto le persone. Poi Narottam das parlò con suo cugino Santosh das che era il re di Kheturi ed era anche suo discepolo. Santosh diventò molto entusiasta del festival e promise di pagare tutte le spese e di aiutare a organizzarlo. Quello era un grande passo avanti. Poi Narottam das parlò con Srinivas Acarya che all’inizio era piuttosto dubbioso in quanto pensava a tutte le difficoltà pratiche dell’organizzazione, come ad esempio dove alloggiare tutte le persone, e come nutrirle. Ma quella notte Srinivas ebbe un sogno, Sri Caitanya gli apparve e gli disse che voleva che questo festival avvenisse e Srinivas diventò molto entusiasta di aiutare alla preparazione di questo grandissimo evento.

Per prima cosa scrissero gli inviti in un sanscrito molto poetico e raffinato e mandarono i devoti a consegnare gli inviti in ogni luogo possibile. Invitarono tutti i vaisnava, i brahmana, i responsabili dei templi, le persone facoltose, e principi, re e studiosi. Si aspettavano un festival veramente grandioso e quindi cominciarono a costruire un tempio, dei magazzini per le riserve di cibo, dei grandi spazi per i kirtan, dei laghetti, dei giardini e gli alloggi per i visitatori. Fu veramente una grande impresa. Tutta Keturi ferveva di attività. C’erano cinque Divinità di Radha e Krishna e una di Sri Caitanya. Narottam das si stava anche lui preparando personalmente, componeva delle canzoni e insegnava ad altri a cantare e a suonare degli strumenti e metteva il suo cuore completamente nelle canzoni e nei kirtan che componeva come non aveva mai fatto prima. Questo perché aveva capito molto, molto bene l’importanza e la potenza del suono puro. La purezza del suono è il mezzo pratico per cambiare il  mondo. Ci sono persone che vogliono migliorare le cose con dei mezzi politici e materiali, ma finché le loro parole non sono pure, il mondo sarà pervaso da suoni impuri non sarà possibile un cambiamento positivo, quindi la purezza del suono delle parole,  deve aumentare.

Golokera prema dana harinama sankirtana

Come dice questo verso, il purissimo suono del santo nome di Krishna, non è un suono ordinario, esso giunge direttamente dal mondo spirituale.

Questo era il proposito di Narottam das Thakur, quello di inondare Kheturi con la purezza del suono del santo nome e far piangere di gioia tutte le persone che lo avrebbero ascoltato.

Dopo tutti i preparativi, avrebbero dovuto arrivare gli ospiti e i devoti pensavano: “Arriverà qualcuno? verranno al festival?” Erano ansiosi. Narottam das, Srinivas, Santosh e altri devoti si recarono sulle rive del fiume Padmavati ad aspettare con trepidazione l’arrivo degli ospiti e videro che cominciavano ad arrivare alcune barche, e poi a un certo punto tutto il fiume si riempì letteralmente di barche.

Arrivò Jahnava e anche Murari Caitanya e altri devoti e sulle rive del fiume c’era una gioia incontenibile. A ognuno venne data una ghirlanda di fiori e della polpa di sandalo e tutti cantavano: “Jay Jay Gaura Nitai!” Fu veramente estatico. Poi a ogni ospite venne dato un alloggio con un servitore che si prendeva cura di ogni sua necessità. E tutti rimasero deliziati nel vedere i preparativi del festival.

Tutte le case di Kheturi erano state decorate con foglie di banana, con ghirlande di fiori, disegni di buon augurio e altre decorazioni. In ogni dove si vedevano montagne di fiori, grandi fuochi con delle pentole gigantesche per cucinare, e persone che preparavano della polpa di sandalo, delle ghirlande di fiori e che tagliavano le verdure e facevano qualsiasi cosa servisse per soddisfare gli ospiti del festival. Tutta Kheturi ferveva di attività ed era piena di entusiasmo; si sentivano kirtan e Krishna katha e veniva distribuito prasadam in abbondanza. Poi vi fu la cerimonia detta Adi vas che si compie la sera prima di ogni celebrazione per invocare del buon augurio. Per prima venne onorata Jahnava Mata e poi gli altri devoti. Il giorno dopo, era Gaura Purnima, e migliaia di devoti entusiasti erano assorti nel ricordo di Sri Caitanya Mahaprabhu. Il kirtan era tumultuoso, vennero installate le Divinità e poi Narottam das si preparò a cantare.

Si fece silenzio; tutti gli occhi erano rivolti al suo viso. Si sedette al centro dei musicisti, prese in mano i karatal, chiuse gli occhi e diede un cenno a Devi das di iniziare a suonare la mridanga; le sue esperte mani danzavano su con grazia sul tamburo. Mentre lo ascoltava il suo viso assunse un aspetto profondamente meditativo.

Poi pieno di devozione cominciò a sorridere dolcemente e iniziò a cantare. Da lui fluivano, verso dopo verso, parole di glorificazione per Sri Caitanya e la sua voce era come un dolce fiume colmo di nettare. I devoti ne rimasero affascinati. Questo era un suono divino, era un canto nuovo e fuori dall’ordinario, qualcosa che non avevano mai sentito prima di allora. Molti vaisnava cominciarono a piangere, poi Narottam das gradualmente aumentò il tempo e i devoti iniziarono a battere le mani e a dondolarsi. Narottam diventò ancora più assorto nel canto, il suo corpo tremava, i cembali che aveva nelle mani scintillavano nella luce del mattino e lacrime di felicità sgorgavano dai suoi occhi. Dal profondo del suo cuore fluiva un canto dopo l’altro e per chi ascoltava quei canti, la presenza di Sri Caitanya divenne sempre più reale. Poi con grande abilità il suo modo di cantare cambiò e si rivolse a Radha e Krishna, e quei suoni pieni di purezza inondarono tutti i presenti e li avvolsero di bhakti, l’amore divino. I devoti vennero sommersi dall’amore puro di Narottam das che in quel momento non provò più alcuna percezione del mondo esterno, le sue lacrime di gioia si mescolarono col sudore del suo corpo e dei devoti nessuno rimase immobile, tutti iniziarono a danzare. Poi Narottam sentì una fragranza di una straordinaria dolcezza, un profumo mai sentito prima, non era certamente il profumo dei fiori o dell’incenso, era un profumo celestiale che non veniva da questo mondo. Narottam comprese che quella fragranza veniva dalle Divinità e allora provò una profonda separazione dal Signore e il suo canto diventò ancora più intenso e questo portò la folla di devoti a provare delle emozioni spirituali ancora più profonde e sembrava che i devoti si muovessero più lentamente come se stessero nuotando in un miele profumato. Poi all’improvviso si vide una luce intensa come quella di un lampo in una massa di nuvole cariche di pioggia, e Sri Caitanya Mahaprabhu apparve con i suoi compagni. Narottam das rimase rapito e toccò le mani di Sri Caitanya. Non era un sogno e nemmeno una visione, lui era veramente lì davanti a loro, e tutti, degni o non degni di vederLo Lo poterono vedere. Brividi di estasi percorsero Narottam das, i peli gli si rizzarono sul corpo e Jahnava Mata cominciò a singhiozzare nel vedere il suo amato consorte, Sri Nityananda. Sri Pati e Sri Nidhi rimasero stupefatti nel vedere il loro fratello Srivas Pandit. Acyutananda andò da suo padre Sri Advaita e cominciò a danzare vicino a lui. Poi il figlio di Sacimata, Sri Gaurachandra, alzò verso il cielo le sue lunghe braccia e con grazia iniziò a danzare. Il kirtan esplose, i kartala suonarono e le mridanga tuonarono come degli elefanti ebbri che attraversano un deserto. I devoti battevano le mani con grande gioia e cantavano: “Jay Krishna Caitanya! Jaya Krishna Caitanya!” E Sri Caitanya diede uno sguardo affettuoso a ognuno di loro.

Poi Sri Nityananda Prabhu prese le mani di Narottam das, le portò vicino ai suoi piedi di loto e con lui si mise a danzare. La terra tremava sotto i loro piedi e lo scintillante dhoti blu di Sri Nityananda volteggiava qua e là. Mentre danzava, i suoi occhi tinti di rosso si muovevano come fossero ebbri. Sri Advaita Acarya danzava con i devoti e ruggiva come un leone. Gadadhara Pandit danzava accanto a Srinivas Acarya. Il cuore di Narottam das esplose di estasi nel vedere i devoti e sembrava tutti fossero presenti, Rupa, Sanatana, Raghunath das, Kasisvara, Murari Gupta, Haridas, Svarupa Damodara, e Vrakresvara. Era come se il tempo fosse di nuovo tornato indietro e Mahaprabhu stesse vivendo ancora quegli momenti estatici a Navadvip.

Una follia trascendentale invase quel luogo. Alcuni devoti danzavano, altri si tenevano per mano, altri erano rimasti immobili, stupefatti nel vedere che il Signore Caitanya stesse danzando con loro, mentre altri svennero e caddero a terra immersi nelle lacrime e altri ancora semplicemente continuavano a ripetere: “Krishna! Krishna!”. Altri volevano dare tutto al Signore e lanciavano monete e oggetti preziosi senza curarsi di quanto stessero dando e se qualcuno stesse prendendo quello che davano. Il festival continuò e i devoti si immersero sempre più profondamente nell’oceano del santo nome. Travolti da ondate di estasi tutti persero cognizione del tempo, del luogo dove erano e di ogni identificazione materiale. Non si consideravano più elevati o inferiori, grassi o magri, vecchi o giovani. Ogni questione filosofica e ogni tipo di confusione e ogni dubbio vennero spazzati via dalle onde purificatrici del kirtan.

(Raccontato da Sitala dasi)