In questo articolo parlerò della scienza della mente….

In Occidente molte persone praticano lo yoga per migliorare la loro salute o per raggiungere la pace della mente. Il mio maestro spirituale, Srila Prabhupada, ha scritto che lo scopo del sistema dello yoga è quello di controllare la mente e di distorgliela dall’attaccamento agli oggetti dei sensi. I moderni club di yoga non insegnano che lo scopo dello yoga è di controllare la mente.

Ci sono cinque oggetti dei sensi: rupa (la forma), sparsa (il suono), gandha (l’odorato) e rasa (il gusto). I nostri sensi dell’odorato, del gusto, della vista, dell’ascolto e del tatto sono tutti attratti dai loro oggetti. Il fenomeno che avviene tra i sensi e i loro oggetti è simile ad una reazione chimica. Avviene automaticamente e generalmente non ne siamo nemmeno coscienti.

La Bhagavad gita ci aiuta a comprendere come questo avviene, come i sensi vengono automaticamente e in modo spontaneo attratti dai loro oggetti. Se vogliamo praticare il vero yoga con successo, avere consapevolezza di questo meccanismo ci aiuta a controllare i nostri sensi. Secondo i testi vedici, non ci può essere successo nella vita senza avere dei sensi controllati. È necessario per raggiungere il livello del controllo di sé. Chi ha una mente pacifica può controllare i sensi. Il controllo dei sensi ci aiuta a controllare la nostra mente, e il controllo della mente ci aiuta a controllare i sensi. È quindi positivo praticare entrambe le cose. La mente controllata ci è amica. La mente incontrollata è nostra nemica. La mente incontrollata può arrivare al punto di dirci che la miglior cosa da fare in un certo momento è commettere suicidio. È una situazione estrema nella quale la mente è completamente impazzita.

Dunque una persona che desidera la realizzazione del sé, che desidera progredire nella vita spirituale, che vuole la pace e la felicità, farà uno sforzo per controllare la sua mente e farla diventare amica.

Siete coscienti del dialogo interno che va avanti continuamente nella mente? Cosa ci dice la mente? È qualcosa di incoraggiante, qualcosa che ci aiuta? …oppure qualcosa che non ci aiuta, che ci degrada, che ci scoraggia? Se facciamo pratica, se lavoriamo con la mente, che è come uno strumento, possiamo elevare la nostra vita a un livello superiore ed essere felici anche in questa stessa vita. Molti fiumi entrano nell’oceano, potrebbero essere turbolenti e veloci, ma siccome l’oceano è molto calmo, anche loro diventano calmi, una volta in quell’oceano. Diventano l’acqua dell’oceano.

Allo stesso modo, nella nostra mente possono apparire molti desideri, ma se siamo auto-controllati, quei desideri non ci agiteranno. Saremo in grado di vedere quei desideri, renderci conto della loro presenza, ma non esserne disturbati e travolti. Sopratutto, non saremo indotti a fare qualcosa per soddisfare quei desideri. Quando voi vedete una persona spiritualmente progredita, non è che non prova dei desideri. Anche loro incontrano delle prove. La differenza che c’è tra noi e loro è che loro superano le prove e non diventano succubi di quei desideri.

Come si fa a controllare la mente? È possible se assorbiamo la mente in qualcosa di meglio. Come un bambino che gioca con i suoi giocattoli. Se gli portate via tutti i giocattoli, si arrabbierà e magari creerà dei problemi. Ma se gli date un giocattolo più bello, sarà soddisfatto. Per esempio, se gioca con un coltello, è in pericolo. Se gli togliete di mano il coltello, si metterà a piangere. Se gli date qualcos’altro diventerà calmo. Funziona più o meno così. Allo stesso modo la mente deve essere impegnata in qualcosa. Per impegnarla positivamente noi recitiamo il maha mantra Hare Krishna, che è una vibrazione sonora spirituale, essendo composto di nomi di Dio, e questo ci aiuta a calmare la mente e ad assorbirla in quella vibrazione spirituale.

La qualità delle domande che ci poniamo determina la qualità dei nostri pensieri, quello che succede nella mente e la qualità dei risultati che otteniamo.

Ci sono sei nemici nella mente. Se ce ne rendiamo conto, sara più facile difenderci da loro. Essi sono: la lussuria, la collera, l’avidità, l’invidia, l’illusione e la pazzia. Tutti agitano la mente. Vengono anche definiti “i sei ladri”. Quando sono presenti, la mente è agitata, quando non sono presenti, la mente è calma. Chi è interessato alla realizzazione del sé, chi vuole la pace della mente, non si fiderà mai della sua mente. Non penserà mai:

Adesso sono abbastanza controllato, ho rigettato tutte le attività peccaminose, sono un devoto avanzato e non c’è nessun problema. Mi posso controllare e non devo più stare attento.

La mente è come un animale addomesticato. A volte si addomesticano dei leoni. Perfino quando sono addomesticati, dobbiamo stare attenti, perché ad ogni momento ci possono fare del male. Quindi una persona realizzata è sempre attenta con la mente e la controlla.

È positivo essere coscienti di quello che pensiamo. Noi abbiamo questa possibilità, mentre gli animali non la possiedono. Loro vivono e pensano: “Dov’è il cibo?”, ma noi possiamo osservare quello che pensiamo. Le tre funzioni della mente sono pensare, avere delle emozioni e avere desideri, e queste funzioni possono essere osservate. Possiamo esserne più consapevoli.

Chi pratica la vita spirituale e fa uno sforzo cosciente di pensare a certe cose, di concentrarsi su certe cose, a volte rimane sorpreso quando all’improvviso qualcosa di non voluto o di strano appare nella mente. Plop! A volte i monaci rimangono perplessi:

Cos’è questa cosa? È il segno che non sono un monaco, che non sono un devoto? Forse è un segno che mi indica di tornare alle mie vecchie abitudini. Forse è un segno che mi indica che devo sposarmi. Forse è un segno che mi dice che devo darmi alla vita materiale. Forse è un segno che sto impazzendo. Forse vuol dire che mi devo uccidere.

Chi è realizzato spiritualmente conosce questo “Plop”! È qualcosa di abbastanza comune, è l’energia illusoria che ci mette alla prova e sta verificando se siamo ancora seri nella vita spirituale.

Perché i monaci cadono dal sentiero spirituale? Ci sono molte ragioni. Forse perché non superano la prova, non provano un sufficiente gusto superiore, non hanno abbastanza fede, o non sono abbastanza fissi nella conoscenza spirituale. Dobbiamo costruire delle solide fondamenta nella nostra vita spirituale. Se pratichiamo e conosciamo la mente e le sue funzioni, potremo controllarla meglio e dire alla mente cosa fare.

Per colui che ha conquistato la mente, la mente è la miglior amica, ma per colui che fallisce nell’intento, al mente diventa la peggior nemica.

(Bhagavad Gita 6.6)

In un nostro recente seminario abbiamo parlato di come essere più consapevoli di quello che avviene nella mente e di come fare delle domande efficaci. Diamo degli strumenti pratici per gestire la mente, come ad esempio ridirigere la mente verso delle cose spirituali, dei suoni spirituali, delle attività spirituali e impegnando i sensi. Per esempio, se voi impegnate i sensi nelle attività del servizio di devozione, allora sarà più facile controllare la mente. Oppure, se assorbite la mente nella filosofia spirituale o nei mantra spirituali e le preghiere, allora sarà più facile gestire i sensi. In questo modo noi attacchiamo il nemico da tutti i lati.

Un’altro strumento per controllare la mente sono le domande potenti. Il potere delle domande fatte per ottenere dei risultati nella vita e per gestire la mente viene illustrato da una storia vera, accaduta nella seconda guerra mondiale. Porsi la giusta domanda può salvarci la vita, e salvò la vita del signor Lech.

Una notte i nazisti irruppero nella sua casa e deportarono lui e la sua famiglia in un campo di sterminio a Cracovia, in Polonia. La sua famiglia venne uccisa sotto i suoi occhi. Debole, sofferente e malnutrito, lavorava dall’alba al tramonto con gli altri prigionieri del campo di concentramento. Chi sarebbe riuscito a soppravvivere a tutti quegli orrori? Ma in qualche modo riuscì ad andare avanti. Un giorno guardò quelle immagini da incubo che vedeva intorno a sé e concluse che se fosse rimasto li ancora perfino un solo giorno sarebbe morto. Allora decise di evadere. E ancora più importante, credeva che anche se fino ad allora nessuno era riuscito ad evadere, in qualche modo ci sarebbe sato un modo per farlo. La sua attenzione cambiò, invece di pensare a come soppravvivere, si pose la domanda: “Come possiamo fare per uscire da questo orribile posto?” E i prigionieri gli davano sempre la stessa risposta: “Non essere sciocco! Non c’è possibilità di fuga. Continuando a fare queste domande ti stai solo torturando inutilmente.” Ma lui non accettava queste risposte. Continuava a chiedersi: “Come faccio ad evadere? Ci dev’essere un modo. Come faccio ad uscire di qua?”

Un giorno la risposta arrivò. A pochi metri da lui, Lech sentì un odore di corpi in putrefazione: uomini, donne e bambini che erano stati gassati e i cui corpi nudi erano stati accatastati su un camion. Invece di farsi domande del tipo: “Perché Dio ha permesso che succedano delle cose così orribili?” Si chiese: “Come posso usare questo per fuggire?”

Non appena il sole tramontò e il gruppo di prigionieri stava tornando al coperto, senza farsi vedere lui si tolse gli abiti, e nudo si lanciò sui corpi ammucchiati. Fingendo di essere morto tollerò il terribile odore di morte che lo circondava, il peso dei cadaveri sopra di lui, e aspettò. A un certo punto sentì che qualcuno accendeva il motore del camion. Dopo un breve tragitto la pila di corpi venne gettata in una fossa commune. Attese finché non fu certo che nessuno stava nei paraggi e poi, nudo, corse per più di 40 chilometri e raggiunse la libertà.

Che cosa ha fatto la differenza tra il destino di Lech e quello di milioni di altri che sono morti nei campi di concentramento? Probabilmente ci sono stati molti fattori, ma la grande differenza è stata che lui si è posto una domanda differenta con la certezza che avrebbe ricevuto una risposta.

Ogni giorno ci facciamo delle domande. Le nostre domande dirigono la nostra attenzione, quello che pensiamo e quello che proviamo. Farci le giuste domande può essere un modo importante per trasformare la nostra vita. Invece di domandarci: “Perché la vita è così ingiusta?” e “Perché i miei progetti non funzionano mai?” ci possiamo porre delle domande che ci diano delle risposte utili.

Dunque quale grande differenza ci sarà nella nostra vita quando ci facciamo delle domande che ci danno forza e non domande che ci tolgono energia e ci tolgono la possibilità di farcela!

Ad esempio, noi ci facciamo la solita domanda: “Perché [essi] fanno cosi’?” Ma chi sono quei “essi”? Il governo, gli esseri celesti che ci creano problemi con il clima e che creano dei disastri naturali, la società, i miei colleghi di lavoro, i membri della mia famiglia. Chi altro? Le formiche, le zanzare, il vento (che oggi mi ha fatto venire il mal di testa), chi guidava l’autobus, il mio stomaco. Possiamo incolpare così tante persone e tante cose. A volte poniamo delle condizioni: che quando “loro” diventeranno perfetti, anch’io lo diventerò. Fino a quel momento io ho la scusa, perché: “Tu non sei perfetto, anch’io non sono perfetto e non voglio fare lo sforzo.” Comunque le statistiche mostrano che le persone di successo si pongono una domanda diversa. Invece di dire “Perché loro?”, si chiedono “Come posso io?” “Come posso contribuire a un cambiamento positivo? “Qual’é la cosa migliore che posso fare in questa situazione?”

Immaginiamo che voi abbiate una discussione. È una cosa comune. Durante un litigio di solito pensiamo: “Perché questa persona si comporta così? Devo riuscire a cambiare questa persona.” Ma se ci domandassimo: “Cosa posso fare per risolvere questo conflitto?” “Cosa posso fare per capire questa persona?” “In questa situazione qual’è la mia responsabilità nei confronti di Dio, delle persone, nei confronti di me stesso?” l’approccio sarebbe diverso. Noi siamo la sola persona che può cambiare sé stessa. Non possiamo cambiare gli altri. Possiamo influenzarli, ma non possiamo cambiarli. Possiamo influenzare le persone se ce lo permettono, se hanno fiducia in noi, se hanno una relazione con noi. La qualità delle domande che ci poniamo determina la qualità dei nostri pensieri, la qualità di quello che va continuamente avanti nella nostra mente ogni giorno e infine, determina la qualità del risultato che otteniamo. Dunque, forse converrebbe cambiare la qualità delle nostre domande e la qualità dei nostri pensieri. Se cambiamo il nostro modo di pensare, cambiamo la qualità della nostra vita. E per quanto riguarda quello che proviamo (un’altra funzione della mente), sapete che potete scegliere come sentirvi? Sapete che potete alzarvi il mattino e dire: “Oggi non sarò frustrato” È possibile. Io ho una tecnica semplice. Sembra troppo semplice, ma se la provate, vedrete che funziona. Funziona per me, funziona per altri, e noi insegniamo questa tecnica in varie città d’Europa.

Quando siete arrabbiati, sollevate le braccia in alto e cercate di rimanere frustrati con le braccia in alto. Cercate in tutti i modi di rimanere arrabbiati!

Ce la fate? Ce la fate a rimanere frustrati in quella posizione? È molto difficile. Allora alzate le braccia. Ma a noi piace essere depressi. Perché? Perché così siamo al centro dell’attenzione. “Povero me, ho così tanti problemi, nessuno si interessa di me.” Allora la frustrazione potrebbe essere un modo per attirare l’attenzione su di noi. Siamo contenti quando qualcuno ci chiede: “Oh, cosa ti succede?” E noi pensiamo: “Finalmente! Qualcuno si interessa di me.”

Un modo per essere felici tutto il giorno è quello di decidere al mattino di concentrarci sugli altri, non su di noi.

Voglio fare qualcosa per i miei amici, per la mia famiglia. Voglio concentrarmi sugli altri. Negli ultimi cinquant’anni ho pensato solo a me stesso. Almeno per un giorno voglio pensare agli altri e vedere cosa succede. Vediamo se alla fine della giornata sarò felice o no.

Ci sono molti modi e molte tecniche, ma io raccomando delle potenti domande per cambiare la qualità dei nostri pensieri. Per esempio, possiamo prendere un verso della Bhagavad Gita e trasformarlo in domanda. La saggezza senza tempo della Bhagavad Gita è molto potente. Viene da Krishna, Dio. Il verso che si trasforma in domanda trasforma la qualità del nostro modo di pensare e della nostra vita. Provateci e fatemi sapere il risultato. Ci sono 700 versi e la maggior parte dei versi può essere trasformato in un utile strumento per controllare la mente.

Delle scritture come la Bhagavad Gita non sono solo delle teorie teologiche o religiose. Sono fatte per essere utilizzate nella vita di tutti i giorni.

Ecco perché noi aiutiamo gli altri ad applicare ogni giorno quello che è scritto nei libri della saggezza. Per controllare la mente bisogna essere vigili. Non dovremmo avere fiducia della mente. Essa può permettere ai suoi nemici di dominarci ad ogni momento. I migliori samurai, i guerrieri giapponesi, dopo il loro intenso addestramento, devono superare la prova finale, la prova di vita o di morte. Un guerriero entra in una stanza buia e poi viene attaccato da un’altro guerriero esperto che con tutta la sua forza cerca di ucciderlo. In questo modo il guerriero che viene messo alla prova deve rimanere sveglio. Non sa quando verrà attaccato. Non può dormire. Deve avere i riflessi pronti, deve rimanere sveglio e difendere la sua vita al buio.

Srila Prabhupada disse che come un soldato è vigile, anche noi dobbiamo essere vigili nei confronti dell’energia illusoria che tenta di trascinarci via da Krishna ad ogni momento o di distrarci dalla spiritualità. Essere vigili è assolutamente necessario.

È molto facile diventare negligenti e pensare:

Adesso va tutto bene. Recito i giri già da vent’anni, ho mangiato circa 5 tonnellate di prasadam, il cibo offerto a Dio. Spero di essermi purificato.

Nello spazio di pochi secondi possiamo cadere di nuovo nell’illusione.

Alcuni giorni fa un devoto mi ha detto di essere rimasto sconvolto dal fatto che dopo molti anni di pratica sincera della coscienza di Krishna, nella sua mente sono apparse intensamente delle cose veramente strane. Era perplesso. Ne abbiamo discusso insieme e abbiamo concluso che l’energia illusoria lo aveva messo alla prova. Magari non è più interessato alle attività materiali e peccaminose, ma allo stesso tempo magari ha fatto un’offesa, oppure ha fatto qualche errore. Allora maya, l’energia materiale, stava controllando a che livello si trovava, se era ancora sincero e serio, se era diventato orgoglioso per il fatto di aver praticato la vita spirituale per 20 anni, se pensa di essere migliore degli altri. Se qualcuno si trova in una posizione di responsabilità, quella è una ragione per sentirsi migliori di altri.

Chiunque diventi orgoglioso si trova in una situazione molto pericolosa, con il rischio di cadere sotto l’influenza dell’illusione.

Quindi la cautela è essenziale. È detto che la mente è il maestro delle illusioni, dunque un’osservazione vigile di quello che avviene nella mente ci deve essere.

Gita Seva