Al diavolo piace sempre aiutare i santi a “organizzare” la religione, e la religione organizzata può essere problematica. Ma senza delle strutture create dagli uomini, i messaggi dei santi e le buone opere potrebbero non durare per più di qualche generazione. Per migliaia di anni, ogni volta che delle persone sante hanno cercato un luogo in cui vivere, hanno scelto dei luoghi tranquilli, lontani dal rumore e dal clamore delle città. In un luogo tranquillo, senza essere disturbati dalle distrazioni o dalle tentazioni, circondati dalla bellezza della natura, hanno recitato le loro preghiere, studiato le loro Scritture e si sono impegnati nella meditazione.

Isole, deserti, montagne e foreste sono state le dimore di generazioni di monaci, yogi e persone contemplative di ogni tradizione religiosa. Il fatto che così tanti di loro abbiano veramente trovato la trascendenza e la salvezza grazie alla loro solitudine è glorioso. Le grandi opere letterarie di carattere spirituale che hanno scritto, i frutti esteriori della loro vita interiore, sono un tesoro imperituro per il mondo.

Ma c’è anche chi tra di noi non può condurre una vita isolata, ma vuole la felicità interiore che loro hanno provato. Anche noi vogliamo essere profondi nella nostra spiritualità. Non possiamo ritirarci nelle montagne e nelle foreste, ma abbiamo bisogno di una mano lungo il cammino.

In qualche modo i santi devono uscire dall’isolamento per aiutare noi, la gente comune. Fortunatamente per noi, lo fanno sempre. La storia è piena di racconti di santi e sante che hanno deciso di condividere la loro preziosa saggezza e le loro intuizioni con il mondo. Hanno lasciato i loro luoghi tranquilli e sono tornati nelle città e nei villaggi solo per aiutare gli altri. A volte è stata un’impresa piuttosto rischiosa, carica di opposizioni, privazioni e pericoli. Ma la storia religiosa del mondo non sarebbe la stessa senza di loro. Come un santo riesce a diffonde il suo messaggio, ha i suoi primi seguaci e crea un movimento religioso vero e proprio è una storia epica, che viene spesso narrata. Essa implica una profonda spiritualità e del sacrificio, compassione, amicizia, servizio e ispirazione. Segue l’insegnamento, l’educazione e la preparazione dei discepoli. Poi arriva il momento di mandare quei discepoli nel mondo a predicare con successo, e poi nasce un’organizzazione di persone, una struttura creata dall’uomo, per perpetuare e preservare il messaggio originale.

Certo, i libri di storia di solito non sono così generosi con le “organizzazioni religiose”. E nel mondo di oggi, in generale c’è un diffuso e radicato sospetto nei riguardi delle istituzioni, e di quelle religiose in particolare. Non ci fidiamo più della combinazione tra religione e potere, per quanto grande fosse stato il profeta, il santo o il guru originale, e per quanto nobile sia stata la sua causa.

Si narra la storia di un santo che cammina lungo la strada, un sorriso sereno orna il suo volto. Un contadino lo vede e gli dice: “Santo, dove vai?” Lui risponde: “Vado a fondare un movimento religioso” e poi continua il suo cammino. Poi il contadino vede il diavolo camminare a una certa distanza dal santo, ovviamente lo sta seguendo. “Ma tu,” dice il contadino, “dove stai andando, e perché lo stai seguendo?” “Io?” Risponde il diavolo con un sorriso beffardo, “Non è ovvio? Lui sta per fondare un movimento religioso e io lo aiuterò ad organizzarlo!”

Ma mentre ci sono numerosi resoconti storici riguardo l’istituzionalizzazione della religione che ha paralizzato così tanto l’eredità spirituale anche dei migliori santi, è anche un dato di fatto che, ad un certo punto della sua espansione, un movimento fatto di persone che praticano la spiritualità deve darsi una forma e una struttura per mantenere la sua crescita naturale.

Madre Natura stessa ha provveduto che le forme viventi più complesse richiedano delle strutture più elaborati se vogliono continuare a crescere. Quindi succede lo stesso con la crescita organica delle persone.

Ma la vitalità che permea una tale organizzazione, che le dona veramente vita, deve essere permeata di bontà, di compassione, di comprensione e di amore. Non c’è altro modo per mantenere un’organizzazione spirituale, di fatto, spirituale. La prova che questo sta accadendo sarà che le persone si fanno avanti per diventare devoti a Krishna, e lo rimangono.

La crescita costante dell’ISKCON può essere attribuita al fatto che Srila Prabhupada ha deliberatamente voluto che la sua Società fosse una missione organizzata dedicata alla propagazione sistematica del messaggio spirituale; un movimento internazionale di praticanti spirituali che avvicinano le altre persone per offrire loro i suoi insegnamenti. Con la dedizione dei primi discepoli, il suo movimento si affermò in centinaia di città. Ora per l’ISKCON la grande sfida, ovunque si sia diffusa nel mondo, è quella di garantire che sia le sue pratiche che la sua diffusione proseguano anche nelle prossime generazioni.

Per fare in modo che questo accada, la filosofia e la cultura vaisnava devono essere comprese e praticate all’interno delle case dei suoi membri, da famiglie dedicate, e i bambini devono crescere come Vaisnava. Le famiglie poi devono raggiungere gli altri e portarli ad avvicinarsi alla vita vaisnava. Dove questo accade, grazie al nostro impegno e ai nostri sforzi, ci sarà crescita. Dove questo non accade, il risultato dei nostri sforzi sarà minore.

Per i nuovi arrivati i templi sono dei luoghi di apprendimento, e sono residenze permanenti per i monaci e per devoti e devote anziani. Sono dei luoghi in cui viene condotta un’adorazione gioiosa e dove vengono celebrate le funzioni sacre (come il matrimonio). Ma nel compito di salvare le anime, e nella missione a più lungo termine di stabilire una cultura per le prossime generazioni (ed è questa la prova della sostenibilità) i templi possono essere considerate veramente efficaci solo se tutto quello che viene insegnato e vissuto viene riprodotto nelle case della congregazione, sia di coloro che vivono nei pressi del tempio, sia di coloro che vivono lontano da esso.

Come facciamo a sapere che la nostra predica ha avuto successo? Come disse Srila Prabhupada, il nostro scopo è semplicemente quello di aumentare “i membri della famiglia di Krishna”. Se stiamo cercando di misurare il successo della nostra missione, deve essere questo. In definitiva, il numero dei Vaisnava è un fattore permanente e importante del successo di tutti i nostri sforzi e determinera’ la durata della nostra tradizione spirituale.

Kripamoya das

(da Dandavats.com)