Ho pensato oggi all’amicizia e al suo potere di influenzarci e questo ci fa pensare al significato segreto di quanto importante sia la compagnia. Cosa ci spinge a cercare degli amici e delle relazioni intime e quale effetto avranno su di noi?

Nelle Scritture, il nostro cuore è paragonato a un cristallo che riflette tutto quello che è intorno ad esso. Diventiamo come le persone che frequentiamo. Questo significa che quando apriamo il nostro cuore a qualcuno e questa persona apre a noi il suo cuore, c’è uno scambio di energia e ne siamo influenzati entrambi.

Dove lavoro, incontro persone tutto il giorno. Ne conosco alcune bene, altre meno. L’incontrarsi è come avere due porte che si fronteggiano. Ogni porta si apre su molte strade che conducono ad una moltitudine di mondi. Quindi ogni persona ha il potenziale di rivelare all’altro una grande diversità di universi. Potremmo perderci nel nostro universo o in quello dell’altra persona, a meno che non riusciamo a scoprire l’anima, che è quello che la compagnia spirituale può offrirci.

Gli esseri umani hanno bisogno di condividere una certa intimità; le persone hanno il desiderio di raccontare la loro storia e chi sono al momento, o cosa stanno cercando di diventare. Condividere il nostro sé significa essere in grado di aprire la nostra porta per farvi entrare qualcuno. All’inizio potremmo aprire solo una fessura che rivela il colore della nostra luce, perché in effetti, siamo tutti molto attenti a chi lasciamo entrare, altrimenti possiamo rimanere sfruttati o avere altri problemi.

Ognuno ha dei bisogni e il desiderio di sentirsi necessario. Forse il motivo più importante per cui molte persone stanno insieme è il desiderio di essere capiti. E da questo sentiamo di acquisire forza, possiamo essere noi stessi, e avere la capacità di affrontare il mondo che può sembrarci estraneo, essendo abitato da quelle altre persone che non ci capiscono veramente. Dubitiamo di noi stessi e vogliamo trovare qualcuno che creda in noi. Questo dubbio o poca autostima spinge molte persone verso terapisti o percorsi spirituali. Da una prospettiva spirituale, la vera autostima deriva dalla comprensione della nostra natura di anime che fanno parte del Grande Supremo. Lui, o potremmo dire – Loro – come Radha e Krishna – è (sono) il nostro vero amico.

Questo bisogno di condividere i particolari della nostra vita e del viaggio che stiamo percorrendo mi affascina. Penso che l’amicizia e l’intimità sia la condivisione di ciò che “pensiamo di essere”, con l’aggiunta del sostegno e del rispetto reciproci e l’accettazione dell’altro senza giudizio.

L’amicizia riguarda il dare e il ricevere, come in una danza dove prima una persona guida, poi l’altra guida, e a volte sembra che ci sia un compagno invisibile che ci stia guidando. Solo il santo non fa distinzioni tra le persone e vede tutti come anime, altrimenti, facciamo tutti qualche calcolo quando scegliamo qualcuno per amico. Vediamo o percepiamo qualcosa in loro, una certa qualità, qualcosa che ci attrae, che ci fa desiderare di stare con loro. Siamo affascinati, affascinati o almeno interessati a saperne di più e ad avere la loro compagnia. Potremmo vedere alcune qualità in loro che vorremmo avere anche noi, oppure possono essere nel bisogno e noi in qualche modo ci sentiamo spinti ad aiutarli. Agli uccelli delle stesse piume, piace stare insieme. Oppure, nel rovescio della medaglia, potremmo volerli sfruttare per un nostro scopo egoistico, che una volta scoperto può porre fine alla cosiddetta amicizia. A volte anche con un vero amico, può esserci una mistura di bene e di male, dal momento che siamo devoti e anche esseri umani imperfetti.

La maggior parte delle persone ha fame di relazioni, sia come amici che come innamorati. Poiché abbiamo dimenticato il nostro amore primordiale e originale per Krishna e il nostro vero sé spirituale, cerchiamo di soddisfare i nostri bisogni eterni attraverso la carne, ed è questa la concezione di chi siamo. Anche nelle relazioni materiali possiamo guadagnare molto e imparare di più su noi stessi perché le persone sono come specchi che riflettono quello che ci piace o non ci piace, quello che vogliamo o odiamo. Anche noi, devoti di Krishna, o chiunque altro sia su un sentiero spirituale possiamo ottenere queste cose dalle relazioni, ma l’aspetto più importante nelle relazioni spirituali è che ci viene ricordato il nostro vero interesse spirituale e l’oggetto del nostro amore.

L’amicizia e le buone relazioni sono sinergiche, si ottiene di più stando insieme che da soli. Stamattina mi sono venute in mente alcune metafore riguardo questo effetto dell’amicizia. Una è che l’amicizia è paragonata a due fiori che si incrociano e si impollinano a vicenda, e si aiutano a vicenda a realizzare il proprio potenziale e la propria pienezza. Diamo dunque parole incoraggianti, supporto o intuizioni pratiche sulla coscienza di Krishna che agiscono come un fertilizzante e ci aiutano a vicenda a crescere e andare avanti, o verso l’alto. A volte due rampicanti possono intrecciarsi in modo tale da aiutarsi a vicenda anche a crescere individualmente verso l’alto, e si spostano da terra e su una possente quercia e vanno più in alto di quanto non potrebbero mai fare da soli e poi arrivano alle stelle, e oltre ancora, fino a Goloka. Quindi possiamo pensare al sankirtana (al cantare insieme il santo nome) o al potere della santa compagnia dei devoti come la perfezione dell’amicizia e della compagnia.

Questo non vuole essere un saggio esaustivo e definitivo sull’amicizia e la compagnia. Come sappiamo, per noi capire quale sia una compagnia positiva e una negativa è importante. Abbiamo imparato che il progresso spirituale è facilitato prima di tutto dalla compagnia con i devoti in un’amicizia sincera (e nel caso di un guru, ci dev’essere un’amichevole riverenza) e, in secondo luogo, evitando rapporti intimi con chi non è interessato alla spiritualità. Pertanto questo è un argomento importante da comprendere e discutere, anche se potrebbe sembrare molto semplice.

Karnamrita dasa

(Tratto dal libro Give to Live)