Nella ISKCON i matrimoni sono stati pensati per essere rivoluzionari, per la coppia, per la famiglia e per il mondo.
Dagli anni ’60, nelle democrazie occidentali, molti giovani hanno iniziato a mettere in discussione la cultura tradizionale dei loro genitori; l’istituzione del matrimonio veniva spesso considerata qualcosa che era importante solo nel passato. Per una persona, il matrimonio, ovvero l’impegno pubblico e davanti a testimoni, religiosamente vincolante, legale e per tutta la vita era essenzialmente qualcosa del passato. Questo è quello che si diceva.

Gli argomenti contro il matrimonio, che negli ultimi decenni hanno raccolto consensi, si sono più o meno sviluppati in questo modo: all’inizio dell’homo-sapiens quando eravamo dei cacciatori e la vita era breve, aveva valore vivere insieme il (breve) legame tra maschio e femmina. Solo in quel modo si sarebbe stati in grado di far crescere i figli e garantire la prossima generazione biologica. Poi la selezione naturale ha fatto il resto.

Poi ci fu l’invenzione della religione; quel grande collante delle comunità progredite, e i preti fecero in modo che la società avesse coesione creando delle regole matrimoniali. Poi crearono anche delle cerimonie magiche per assicurarsi le benedizioni di dei invisibili che avrebbero benedetto la coppia e reso il loro impegno magicamente permanente.

Nel secolo scorso, quando non esistevano i servizi sociali e quando la posizione di una donna era notevolmente svantaggiata rispetto a quella dell’uomo, e quando non c’erano metodi efficaci di controllo delle nascite, l’istituzione del matrimonio, che era approvata dalla Chiesa e dallo Stato, offriva protezione individuale e stabilità sociale.

Ma nel 21° secolo, c’è parità tra uomini e donne, e molte donne hanno rivelato di maltrattamenti da parte dei loro mariti, per di più le donne non sono più considerate proprietà di un uomo, quindi a cosa serve il matrimonio? Se attribuiamo un valore alla libertà individuale, questa da credito a chi è contrario al matrimonio. Se un legame esclusivo con un partner non sempre ha successo, allora a cosa serve mantenere un impegno in modo così serio? Nell’accordo matrimoniale meglio stilare una clausola che permetta di uscirne; o semplicemente vivere insieme per tutto il tempo che ci conviene.

Eppure le statistiche ci rivelano che anche quegli argomenti ragionevoli, apparentemente logici e persuasivi, apparentemente basati su valori come la libertà individuale e la compassione, non funzionano sempre, dopo solo alcuni decenni di vita sociale. Il tessuto stesso della società, a partire dal matrimonio, dalla famiglia e dal vicinato, si sta disfacendo a un ritmo allarmante. I risultati si possono vedere ovunque nella seconda generazione. E potrebbe essere solo nella terza o nella quarta generazione che i risultati derivanti da questi modelli di fluidità sociali saranno veramente sentiti.

Non siamo gli unici a sperimentare il rifiuto del matrimonio e la concomitante irresponsabilità dei genitori. La rivoluzione sociale non è iniziata negli anni Sessanta. Gli storici ci dicono che ci sono state molte civiltà dove la decadenza, ovvero la ricerca del piacere senza principi morali (spesso in nome della compassione e del buon senso)  ha indebolito quelle società dove le propensioni animali hanno dominato; si è diffusa la disintegrazione sociale e le tribù bellicose si sono distrutte a vicenda in sanguinose guerre civili.

Il matrimonio è uno di quei principi che, se non sempre il più piacevole nella pratica, è una disciplina necessaria per preservare la felicità individuale e sociale a lungo termine. E la felicità a lungo termine è la considerazione più importante in una società veramente sviluppata. In effetti, il matrimonio è stato sempre visto come una parte essenziale di una vita progressiva e di stabilità sociale. Gli ultimi decenni hanno rivelato che le alternative all’impegno e alla fedeltà coniugale creano sfiducia, solitudine e, paradossalmente, una mancanza di reale libertà psicologica personale. E quando queste esperienze negative si moltiplicano in centinaia di migliaia di case e in milioni di vite, tutti soffriamo.
Sia gli individui che la società stanno pagando un caro prezzo per l’abbandono dei partner. Alla fine nessuno è più felice dopo una serie di relazioni diverse, e le conseguenze emotive per i bambini sono terribili.

Importanti concetti morali come il dovere, l’impegno, la fiducia, la lealtà e il fare ciò che è onorevole, sono stati scambiati per una cultura egoistica che va contro le libertà basilari che speravamo di preservare. Anche nelle democrazie occidentali, dove la libertà e la scelta individuale sono ritenuti i concetti più elevati, questa tendenza sta iniziando a cambiare. In qualche modo, stiamo cominciando a capire i disastri che abbiamo combinato e stiamo iniziando a mettere le cose al posto giusto. Persino in America, la terra della libertà, essere legati a un solo partner per la vita ed impegnarsi a rimanere uniti nei momenti difficili, è visto da molti come il rimedio a molti problemi sociali. Piuttosto che una perdita di libertà, il matrimonio viene ora apprezzato da numerosi intellettuali, sia religiosi che laici, come un passo essenziale per la crescita personale, per la felicità a lungo termine e per la stabilità sociale.

Questo non significa che restare sposati con una persona sia diventato più facile. Le prove sono le stesse di sempre. Richiedono uno sforzo individuale, dei compromessi, un servizio reciproco e, soprattutto, un amore e una comprensione genuini. Richiedono sostegno da parte della famiglia e degli amici, e hanno bisogno del continuo riconoscimento della sua importanza sociale. All’interno dell’ISKCON abbiamo la sacra missione di creare un rifugio dall’era di Kali [Kali Yuga]. Siamo un movimento di persone che seguono i principi eterni della vita, compresi quelli del matrimonio. Non crediamo che il matrimonio sia stato creato dogmaticamente da un semplice accoppiamento biologico, o un arbitrario collante sociale che hanno inventato dei sacerdoti manipolatori in un remoto passato. Tutte quelle nozioni provengono da naturalisti, antropologi e sociologi che nel loro sincero desiderio di spiegare la società dal punto di vista dei loro studi, hanno inavvertitamente contribuito alla mentalità che sta a monte dei problemi di oggi.

Se crediamo veramente a quello che il nostro acarya [maestro] fondatore ci ha detto, vedremo il suo movimento – il nostro movimento – come un corpo che può portare una rivoluzione spirituale nella società umana. Niente di meno di questo. E questo significa che i nostri matrimoni devono essere rivoluzionari. I nostri matrimoni devono essere visti non solo come il nostro impegno reciproco, ma come un’offerta per quelli che devono ancora unirsi a noi. Quando vedranno delle coppie felici e delle famiglie felici, vorranno unirsi a noi. Se ci siamo presi un impegno sacro e lo abbiamo testimoniato davanti a Dio durante la cerimonia del matrimonio, allora dobbiamo imparare i principi scientifici su come creare una coppia stabile e indissolubile. Dobbiamo discutere dei nostri matrimoni, onorarli e fare di tutto per dargli supporto e proteggerli. Dobbiamo aiutare quando vediamo delle coppie in difficoltà, dobbiamo aiutarle, e mai e poi mai suggerire loro la via più facile. I benefici per tutti noi sono enormi: emotivamente, socialmente e spiritualmente. E i vostri pronipoti, e i futuri devoti dell’ISKCON, vi ringrazieranno dal profondo del loro cuore.

Kripamoya dasa Adhikari

(da Danavir Goswami.com)