Nandirupaka dasi è una discepola italiana di Srila Prabhupada, ora ha 82 anni e vive al Villaggio Hare Krishna, nei pressi di Bergamo. Ecco la storia del suo primo incontro con il suo amatissimo maestro. L’episodio che leggerete verrà pubblicato nella seconda edizione del libro Bond of Love nel quale le sue discepole parlano della loro relazione con Prabhupada. Una relazione di rispetto, di servizio e sopratutto di amore.

Era il 1975, io avevo 36 anni e vivevo e lavoravo a Parigi. Nel tempo libero visitavo le sedi di varie fedi religiose perché volevo sapere/capire/conoscere che cosa spinge la gente verso Dio.

Durante la mia visita al gruppo di Scientology conobbi un ragazzo che tempo dopo mi portò al tempio e mi fece conoscere i devoti; così iniziai a frequentare il tempio e 15 giorni dopo mi trasferii al tempio come devota a tempo pieno.

Incontrai per la prima volta il mio maestro spirituale Srila Prabhupada all’aeroporto di Parigi, Orly. Io portavo già il sari. Ci avvisarono che sarebbe giunto in quella tarda mattinata. Al tempio erano già arrivati moltissimi devoti da ogni parte d’Europa, e quando ci dissero che stava arrivando, ci precipitammo all’aeroporto, riempiendo la hall di una grande folla arancione. Quando apparve, esplose un kirtan travolgente e a me sembrò di volare come una farfalla ed ebbi l’impressione di esserci ritrovati dopo tanto tanto tempo!!

In seguito, su suggerimento di Umapati, ci disponemmo su due file ed ognuno di noi lanciò delle manciate di petali davanti ai piedi di Srila Prabhupada dove si formò uno spesso tappeto di fiori.

Quando passò davanti a me osservai il suo fiero portamento, come quello di un sovrano, ma allo stesso tempo colmo di bontà. Allora pensai: “Questa persona non è di questo mondo.”

Quando arrivai al tempio, Prabhupada era già seduto sul vyasasan e i devoti, su un cuscino di velluto rosso, gli stavano portando la Bhagavad gita tradotta in francese.

Cominciò a sfogliarla lentamente in un silenzio assoluto. Tutti trattenevano il respiro per non disturbare la soddisfazione di Srila Prabhupada.

Da quel momento tutta la popolazione di lingua francese avrebbe potuto ascoltare gli insegnamenti di Krishna ad Arjuna!!

Dopo il guru puja fu chiesto a Prabhupada di salire su una automobile che lo avrebbe condotto alla fattoria che i devoti avevano acquistato, nel centro della Francia. I responsabili del movimento si erano consultati e avevano deciso di portare Prabhupada laggiù dove avrebbe potuto riposarsi e rimettersi dalla sua malattia.

Anch’io andai con loro e rimasi tutto il tempo che rimase Prabhupada. Alla fattoria erano arrivato molti devoti, c’era un movimento frenetico sulle scale dei vari piani, tutti parlavano sottovoce! Era uno spettacolo! Tanta gente e nessun rumore.

Un giorno dissero a Prabhupada: “Scusaci per il rumore che facciamo!” e lui rispose: “Rumore? L’unico rumore che sento è quello della mia voce.”

Era evidente quanto Srila Prabhupada fosse commosso dall’amore e dal riguardo dei suoi discepoli gli rivolgevano. Un giorno il nostro benamato maestro decise di scendere nel giardino antistante la fattoria per dare una “classe”. Ci stringemmo uno accanto all’altro per non perdere nemmeno una parola. Ad un certo punto, durante la lezione, si udì un “crash”. Era Yogesvara che, salito sulla grande quercia che troneggiava alla sinistra di Prabhupada per scattare delle foto, era precipitato finendo a gambe all’aria! Prabhupada interruppe la “classe” ed esclamò con enfasi: “Il mondo materiale… ogni passo un pericolo.” E’ una frase che non dimenticai mai più. Ogni volta che mi imbattevo in qualche problema ricordavo la sua voce sonora, calda, persuasiva che era rimasta nel mio cuore, ovunque andassi e che mi faceva riflettere.

Alcune volte, quando stava meglio, scendeva per una passeggiata e si inoltrava con tutto lo sciame dei devoti nei boschetti a fianco della fattoria. Con il bastone indicava diversi punti, e ci dava delle spiegazioni.

Questi primi incontri nutrirono la mia stima e il mio affetto per Prabhupada e ne portai un vivo ricordo per tutta la vita. Ora vivo al Villaggio Hare Krishna e spesso lo immagino vicino a me, ora che ho raggiunto gli 82 anni e la malattia mi ha reso immobile su una seggiola; spesso penso a lui e quando mi viene in mente la grazia immensa che ci ha donato non posso trattenere le lacrime di una commozione travolgente.