Abbiamo sentito la storia di un sannyasi che era molto caro a Srila Prabhupada, che era molto devoto ed era anche molto esperto nel presentare la coscienza di Krishna, ma sfortunatamente aveva trovato piuttosto difficile rimanere nel suo ashrama. Certo, all’epoca era giovane e quando si è giovani, l’ashrama di sannyasi è decisamente molto più difficile. Per lui era stato troppo, e un giorno, inviò il suo danda a Srila Prabhupada, dichiarando così la sua rinuncia all’ashrama di sannyasi. Srila Prabhupada ne rimase molto toccato perché amava molto questo sannyasi.

A quel tempo, Prabhupada stava scrivendo i commenti riguardo la storia dell’elefante Gajendra, che era molto potente e viveva in compagnia delle sue consorti sulle rive di un lago celestiale. All’improvviso venne attaccato da un coccodrillo e per lui la situazione divento’ difficile. Un elefante nell’acqua è goffo e ha difficoltà a muoversi, invece il coccodrillo è molto agile e veloce, perché si trova nel suo elemento. Anche durante la lotta, il coccodrillo faceva un break, inghiottiva un pesce o forse qualcos’altro, mentre invece l’elefante non poteva nutrirsi e questo lo rendeva debole. Quindi Gajendra era forte sulla terra, e lì avrebbe potuto affrontare meglio il coccodrillo, ma non essendo nel suo elemento, divento’ debole.

Srila Prabhupada nei suoi commenti spiega che ognuno deve essere situato in modo appropriato, situato nel varnasrama, in una condizione di vita nella quale ci si sente forte e, da quella posizione, può affrontare con successo la lotta contro maya.

Voglio sottolineare il fatto che dobbiamo anche situarci in modo naturale e piacevole in una situazione nella quale proviamo veramente un pò di felicità, un pò di forza, dove riposiamo a sufficienza, dove abbiamo sufficiente supporto emotivo e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra condizione di esseri umani .

E’ così facile dire che non siamo questo corpo, ma viverlo è così difficile.

Non siamo questo corpo,

è un punto così fondamentale nella nostra filosofia e tutti lo sanno, ma il viverlo è molto difficile perché il corpo ha sempre così tante necessità. Questa è la nostra più grande sfida: il vivere veramente il fatto che non siamo questo corpo e comprenderlo completamente, questo richiede molta pratica.

Dovremmo cercare di costruire la nostra forza da una posizione nella quale possiamo trarre il massimo dell’aiuto, del nutrimento e del sostegno, e per fare modo che il nostro servizio devozionale si traduca in forza, necessitiamo ogni benedizione che riceviamo dai vaisnava che sono soddisfatti del nostro servizio e da Krishna che è soddisfatto del nostro servizio. Quelle benedizioni si tradurranno in forza spirituale. E’ da lì che si ottiene la forza spirituale. Dovremmo sapere che la forza spirituale non ha nulla a che fare con la forza mentale.

Kadamba Kanana Swami

(da Dandavats.com)