E’ possibile seguire le pratiche quotidiane della coscienza di Krishna, o di qualsiasi altra pratica spirituale, e rimanere nell’ombra o ai margini del suo vero significato e del suo obiettivo, lontani dalla sua essenza, per anni e anni .. Ecco perché, credo che Prabhupada avesse detto che per diventare coscienti di Krishna ci possono volere milioni di vite, oppure solo un attimo. Da quanti anni siamo devoti è meno importante di quello che abbiamo dato in quegli anni.
Posso confermare personalmente quanto sia facile essere a contatto con il santo nome e le attività della bhakti, ma viverle solo come fossero una musica di sottofondo. Anche nei miei primi anni da devoto al tempio nei quali ero completamente impegnato esteriormente, non stavo veramente pregando per fare dei progressi spirituali e praticamente non riuscivo a capire cosa questo significasse. Questa attitudine è cambiata solo circa 20 anni fa, anche se devo ancora fare molto per motivarmi, e ad essere sincero, ora con il mio livello di sofferenza fisica e di isolamento sociale, sto davvero faticando.
Di conseguenza ho sofferto per la mia pratica spirituale apatiche. Secondo me una delle ragioni per le quali ho attratto il cancro, e come l’ho visto come l’amorevole abbraccio di Krishna, è quella di rivitalizzare la mia vita spirituale e aiutarmi a capire la mia missione personale, e questo è veramente importante per tutti noi. Una bella pedata può essere proprio quello che può prescriverci un medico spirituale per svegliarci! Da un’altra prospettiva, abbiamo tutti i nostri tempi (meglio tardi che mai!), e vediamo che ogni fiore ha il suo momento per sbocciare. Ma è più facile dirlo che farlo. Come tutti, anch’io devo fare le mie scelte attimo dopo attimo, se concentrarmi sulla via della bhakti, oppure sulla morte del corpo e ritrovarmi sul fuoco della pira funebre.
Ho già detto di essere stato un devoto ”religioso” o casual, che cerca di essere un vero sadhaka, o un professionista spirituale dedicato che ha sempre in mente l’obiettivo e cerca di fare il difficile lavoro di esaminarsi interiormente. Il nostro carattere è importantissimo. I risultati visibili della nostra vita si dimostrano dalla persona che siamo, come viviamo, agiamo e serviamo (Dio e gli altri). I titoli, i beni, la fama e il denaro, o tutto quello che gli altri pensano di noi non ha alcun valore spirituale.
Chi diventiamo nella vita, il nostro carattere, le buone qualità e il livello di assorbimento spirituale, sono queste le cose che ci porteremo nella prossima vita. Quindi dobbiamo chiederci spesso: ”Chi sono veramente?” Per me una delle tante benedizioni del cancro è che quando ti viene tolto tutto, quello che conta sono solo le nostre buone qualità, la gentilezza che abbiamo espresso, e come dipendiamo da Krishna e il sentimento di servirlo con amore.
Esiste l’aspetto formale della pratica spirituale, con le sue regole e le sue linee guida, e poi c’è la sua sostanza, che è lo scopo di quelle pratiche. Possiamo fare le cose casualmente, o mettere tutto il nostro cuore e la nostra consapevolezza in quello che facciamo. I nostri problemi non sono ”là fuori ” ma dentro di noi. Jada Bharata e Prahlad Maharaja ci hanno insegnato che il nostro unico vero nemico è avere una mente negativa e incontrollata.
Se non sappiamo come scoprire le nostre carenze o ignoriamo le nostre abitudini di pensiero negative, diventeremo concentrati sull’esterno e a causa dei nostri pregiudizi ci creeremo amici e nemici. Poi tenderemo ad essere critici e a dare più importanza alle regole piuttosto che all’essere gentili e amorevoli verso gli altri.
Chi siamo è la nostra energia ed è ciò che mettiamo in tutto quello che facciamo e diciamo. Chi siamo è la nostra vita; ed è il nostro atteggiamento che determina le nostre intenzioni e il nostro traguardo. Se la nostra vita, le circostanze in cui siamo o le nostre relazioni non ci piacciono, c’è solo un luogo dove guardare, ed è dentro di noi. Siamo noi che dobbiamo cambiare se vogliamo cambiare la nostra vita. Molte persone di molte culture, sia religiose che laiche lo dicono, ed è proprio così. Prendersi la responsabilità personale della propria vita è uno dei segreti per vivere con successo, sia materialmente che spiritualmente.
Se non ci piace Krishna e non lo amiamo, ma amiamo noi stessi, sicuramente non potremo amare la nostra vita o le altre persone. Dovremmo vedere un risultato dalle nostre pratiche spirituali e recitando il santo nome e pregando si diventa coscienti delle proprie carenze personali e delle attitudini nei confronti di Dio e degli altri che abbiamo portato in coscienza di Krishna. Le attitudini negative non risolte che i devoti si portano con loro (dalla vita materiale) sono una delle cause dei molti problemi che si riscontrano nelle comunità spirituali. Se ignoriamo i messaggi che ci giungono recitando il santo nome, evitiamo di essere introspettivi o abbiamo paura della cruda realtà della nostra condizione, allora sicuramente rimarremo bloccati spiritualmente.
Grazie alla conoscenza che ci viene rivelata dalle pratiche spirituali, è nostra responsabilità esaminare le nostre attitudini e i nostri modi di pensare in modo compassionevole, pregare di poter eliminare i nostri anartha, adottare la terapia dalla compagnia di persone elevate spiritualmente e pregare puramente. Non dobbiamo rimanere come siamo, nella stagnazione o perfino nella morte spirituale.
La vita è un laboratorio fatto per comprendere e migliorare noi stessi, e le relazioni sono forse le nostre più importanti insegnanti; ci mostrano le nostre carenze e le aree della nostra vita che richiedono dei miglioramenti.
Noi siamo il nostro carattere e le nostre abitudini e quello a cui diamo la nostra energia; è questo che crea il nostro destino e come vediamo la nostra vita. Dobbiamo chiederci spesso: ”Io chi sono veramente?” e ”Con i miei sforzi e con la grazia che discende dall’alto, chi posso diventare?” La nostra vita fatta di preghiere e di invocare sinceramente Krishna ci aiuta a far emergere queste verità essenziali, a farci progredire spiritualmente e a farci capire cosa dobbiamo fare per essere felici e coscienti di Krishna, in questa vita e anche oltre essa.
Karnamrita dasa