Harinam a Genova

Pubblicato da Michele Mangalananda Capodiferro su Sabato 30 settembre 2017

Era già da un po’ di tempo che pensavamo di andare a visitare Dayanidhi prabhu al centro di Genova. In effetti abbiamo passato buona parte della nostra vita da giovani devoti, negli anni 80, sotto le sue direttive nel vecchio centro di Camin di Padova e ci incuriosiva vedere in che modo, oggi, gestisce questa nuova sede. E naturalmente avevamo, soprattutto, una gran voglia di rivederlo e di passare un po’ di tempo con lui.

Così finalmente sabato 30 Settembre io e mia moglie Govindanandini d.d., insieme a dei cari amici, Citra devi, Yashodanandana e Bhagavat Dharma prabhu, ci mettiamo in marcia per questo viaggio che copre una distanza di circa 380 km.

In effetti Bhagavat Dharma si è unito all’ultimo momento e per correttezza chiamo Dayanidhi per chiedergli se può venire anche lui. Sul momento Dayanidhi è un po’ titubante. ”Non so se riuscirò a trovare un posto”, mi dice, poi aggiunge: ”Ma sì fallo venire, ci stringeremo un po’.”

Lì per lì mi viene quasi da dire:

La maggior parte dei templi ISKCON italiani sono semi vuoti, ma il centro di Genova non ha più posto per ospitare qualcuno.

Questo mi sembra già un buon segno.

Arrivati lì verso le 13.00, dopo un piccolo imprevisto (gomma bucata), lui ci viene incontro con il suo caratteristico sorriso di benvenuto e ci accompagna nell’edificio, che si trova poco sopra il parcheggio dove sostano le macchine. Noto che su quel piccolo piazzale ci sono due roulotte con preingresso, probabilmente qualcuno le utilizza, penso. Infatti più tardi vedo una devota, dai lineamenti orientali, che ne utilizza una.

L’edificio non è molto grande, mi sembra di aver sentito che complessivamente è di 220 mq, ed è disposto su due piani. Al fianco della scalinata che porta al primo piano c’è un primo ambiente che funge da “ashram” brahmacari. Al momento i residenti di quella parte dell’edificio sono quattro: Matteo, Dimitri, Neer e Nanda-jivana Krishna das. Matteo è un po’ un “jolly”, e in quei due giorni l’ho visto fare veramente di tutto. Dal vestire le Divinità a servire il prasadam al fare la puja ad uscire in sankirtan. Dimitri è dell’est Europe e non l’ho inquadrato bene, mi è sembrato un po’ timido e solitario. Non di meno sempre pronto ad impegnarsi nei vari servizi, così come Neer che viene dall’Israele.

Nanda-jivana Krishna das è un devoto molto giovane di origini Boliviane, è nato e vissuto a Mayapur fino ai diciotto anni. E’ approdato nello yatra genovese dopo aver visitato diversi templi con il proprio insegnante della gurukula [“la scuola del guru”]. E, se ha scelto di fermarsi a Genova penso che un buon motivo ci sarà.

L’aria che abbiamo respirato nel week-end di permanenza è stata un’aria molto famigliare. Una cosa che ho sempre apprezzato di Dayanidhi prabhu è, oltre al suo entusiasmo, il suo modo di relazionare così affabile ed amichevole, capace di metterti a tuo agio. E soprattutto capace d’impegnare ognuno secondo le proprie propensità. Ad esempio a Nanda-jivana che propende per il canto, offre di sovente l’opportunità di cantare.

Ma torniamo all’edificio, saliti dalla scalinata si entra nella sala d’ingresso. Sulla destra, da una porta si entra nella sala del tempio, dove ci aspettano le Loro Signorie Shrì Jagannath, Subhadra e Baladeva, oltre ad una bellissima coppia di Shrì-Shrì Gaura Nitai. Al lato destro dell’altare troviamo la murti del nostro amato maestro A.C.Bhaktivedanta Swami Prabhupada, seduto sullo stesso “Vyasasana” (restaurato) che lo ospitava nel vecchio tempio di Camin.

Annessa alla sala del tempio c’è una stanzetta che ospita una seconda murti di Shrila Prabhupada mentre scrive. La scrivania è corredata di tutto, dall’usuale penna “Parker” al dittafono.

Alla sinistra della sala d’ingresso si trovano la cucina e la sala mensa, che in effetti sono raggiungibili anche da un secondo ingresso di servizio; oltre a questo c’è un ashrama con bagno annesso che nel frangente ospita una coppia di devoti. Lui si chiama Nitai das ed è un devoto di origini Pugliesi che ha vissuto diversi anni in Brasile, lei una devota russa. Il loro servizio principale è quello di cucinare.

Oltre a questi devoti residenti ci sono altri devoti che vivono nei paraggi e che offrono il servizio alla comunità. Primo tra questi Maha-Candra prabhu che, tra i vari servizi, veste le Divinità ed organizza la distribuzione di prasadam. Chandrika devi che cucina e fa le ghirlande. Mandalibhadra prabhu, sempre accompagnato dalla sua inseparabile chitarra. Sarvesvara prabhu che dopo aver servito per anni l’arma dei carabinieri è diventato un ottimo pasticcere e pizzaiolo. Il vecchio Harideva Prabhu e molti altri che non avendo conosciuto bene faccio fatica a menzionare, ad esempio Miriam, figlia di alcuni devoti, che dopo essersi unita all’Harinam a Genova è rimasta con i devoti tutta la domenica e il lunedì successivo (e forse anche oltre, essendo partiti non lo possiamo sapere).

Dalla sala d’ingresso si accede anche al piano superiore dove ho contato due bagni e mi sembra quattro stanze. Oltre a quella che ospita Dayanidhi c’è la stanza dove vive un’altra coppia. Lui è Francesco dal cognome tipicamente milanese e si occupa delle api e della contabilità, lei è Danesvari che non ha bisogno, credo, di presentazioni particolari. Di origini israeliane, molto intonata nel canto e campionessa di ping-pong, se non ho capito male, è lei la comandante del tempio.

In quei giorni nelle altre stanze oltre a noi cinque c’è anche una vecchia conoscenza, Rohininandana prabhu, che dopo l’esperienza inglese è ritornato in Italia alla ricerca di una sua dimensione.

Insomma capite bene che essendo Genova una città portuale non poteva fare a meno di influenzare anche lo yatra genovese con presenze di diverse nazionalità. Oltre a questo c’è un andirivieni di gente, il giorno della nostra partenza devono arrivare due ospiti e un’altra vecchia conoscenza, Param Dharma prabhu, dovrebbe arrivare a giorni. Dayanidhi, mai nome fu più azzeccato, non rifiuta ospitalità a nessuno e questa è un’altra sua caratteristica che apprezziamo da sempre.

https://www.facebook.com/cristina.g.stefani/videos/1820687361292464/

Lo stesso giorno del nostro arrivo e dopo aver gustato la pizza-prasadam, andiamo in Harinam per le strade della città. Vedo che, stranamente, Dayanidhi parcheggia il suo mezzo in un parcheggio riservato ai vigili urbani, mi avvicino per farglielo notare, ma lui mi dice che per favorire le processioni degli Hare Krishna, gli hanno offerto il permesso di parcheggiare lì e sembra anche abbia buone relazioni con un assessore al comune. Altro punto a favore.

https://www.facebook.com/cristina.g.stefani/videos/1815238008504066/

La domenica comincia con il classico e mattutino “mangalaratik” alle 4.30, quale modo migliore di cominciare il sacro giorno di Ekadasi.

Dopo il programma e mentre prendiamo insieme prasadam sentiamo dire che i devoti, visto anche l’impegno legato al trasferimento nella nuova proprietà, sono un pò in difficoltà con la cucina, così io e Govindanandini offriamo il nostro apporto impegnandoci a cucinare per la festa della domenica. Abituati a cucinare per un centinaio di ospiti, e invece lì ne aspettavano una cinquantina, non ci sembra difficile. Ma poi ci accorgiamo che cucinare in Ekadasi, in una cucina che è un quarto di quella di Prabhupadadesh, a cui siamo abituati, senza il nostro libro delle ricette e senza aver avuto la possibilità di fare la spesa con gli ingredienti necessari, e in una cucina dove non sappiamo bene dove trovare gli attrezzi, ad un certo punto ci sembra un’impresa ardua e quando ci dicono che il tutto deve essere pronto per un certo orario, entriamo nel panico più completo. Ma poi grazie all’aiuto di Furio, Sarvesvara, Mandalibhadra, Bhagavat Dharma, l’inaspettata visita, per la prima volta a Genova, dei nostri cari amici Claudio e Lucia di Chioggia, e soprattutto grazie all’illimitata misericordia del Signore Supremo, riusciamo ad offrire agli ospiti un prasadam discreto.

Il giorno dopo sarebbe già giunto per noi il momento di ripartire, ma Dayanidhi non vuole che ce ne andiamo prima di aver visitato la nuova comunità appena acquistata, e non ci sembra giusto rifiutare quell’invito. Arriviamo dopo una quarantina di minuti, il posto si trova a 17 km da Genova, naturalmente in collina. Non ricordo il paese ma so che è famoso per quel tipo di pietra nera che viene utilizzata in edilizia ed è pieno di castagni. La costruzione che presto ospiterà la prima comunità acquistata dall’ISKCON in Liguria è strutturata su tre piani. Al piano terra ci sono 150 mq a disposizione che diventeranno presto un laboratorio di pasticceria, gestito da Sarvesvara prabhu e cinque stanze di ashram con bagni annessi. Il piano sopra sarà utilizzato per la cucina, il tempio e la reception ed è già dotato di una stanza da letto con bagno. Il terzo piano è già dotato di due bagni e cinque stanze da letto, ma Dayanidhi ha progettato, con dei lavori futuri, di dividere una stanza molto grande in due e di annettervi un terzo bagno e le due stanze che se ne ricaveranno saranno utilizzate per ospitare maestri e sannyasi in visita.

Almeno una volta al mese vogliamo ospitare dei sannyasi,

ha affermato Dayanidhi con una certa convinzione.

Purtroppo il tempo scorre velocemente e non possiamo stare molto a lungo, ma non possiamo neanche fare a meno di visitare parte della proprietà, che è costituita in totale di quattro ettari di terreno collinare ma in alcuni punti anche pianeggiante e terrazzato. Per produrre ortaggi il clima è ideale; ho sentito che difficilmente il termometro scende sotto i 5 gradi e c’è un detto:

Il ghiaccio a Genova lo puoi trovare solo nel frigor.

Ci siamo occupati in passato io e Govinda della produzione di ortaggi, e sono curioso di sapere dove avrebbero preso l’acqua. Preoccupazione inutile in quanto quella collina è conosciuta anche come la collina dell’acqua e Dayanidhi mi fa vedere due punti da cui esce acqua sorgiva. Il terreno è diviso in due parti e una delle due si trova poco più in basso, vicino alla futura casa di Francesco e Danesvari. Riusciamo a dare solo un’occhiata dalla strada a questa costruzione, ma è molto recente, e poco più in là c’è un vigneto e un pascolo per le mucche di proprietà del tempio. Anche questo meriterebbe un discorso a parte, ma poiché non abbiamo avuto modo di interagire con Aldo, anche se comunque abbiamo potuto assaggiare il latte di sua produzione, non vorrei dire delle inesattezze. Quel che so per certo è che questo devoto, che recita 16 giri ormai da anni, ha 30 mucche e un centinaio di capre, ma Dayanidhi al momento vuole portare solo quattro mucche all’interno della comunità.

Sono quasi le due del pomeriggio e il nostro tempo a disposizione è ormai scaduto, con profondo dispiacere e con un forte abbraccio ci congediamo da Dayanidhi e dagli altri devoti che si stanno dando da fare per rendere il più presto possibile il nuovo edificio vivibile. L’idea è di trasferirsi là per fine ottobre, e riprendiamo stanchi ma soddisfatti il viaggio di ritorno. E’ stata una bella esperienza, su quello siamo tutti e cinque d’accordo e chissà che non riusciremo presto a tornare, dobbiamo ancora esaudire il desiderio di Dayanidhi di andare insieme a fare un tuffo nello splendido mare Ligure.

Mangalananda das